Sulla valutazione degli studenti, ci sono sempre molti dibattiti, che coinvolgono diversi aspetti, anche extrascolastici.
A tal proposito, su Il Fatto Quotidiano, una riflessione del blogger Mario De Maglie, psicologo e psicoterapeuta, è incentrata sulla difficoltà di spingersi oltre il voto, che spesso non riesce a raccontare pienamente la preparazione e la cultura dei ragazzi.
“La grande falla del nostro sistema scolastico, ma non solo, educativo in generale, è che si punta tutto sulla valutazione delle capacità dei ragazzi, anziché sul loro riconoscimento. Chi è in grado di capire la differenza è avanti, perché esiste ed è sostanziale. Ogni allievo ha potenzialità e la cosa migliore che gli può capitare è riuscire a esprimerle, in ogni ragazzo esiste una scintilla, un campo dove brillare e trovare soddisfazione, anche se non sempre questo avviene, quella scintilla vive con lui tutta la vita, deve trovare spazio e attenzione”, scrive De Maglie.
Lo psicologo prima di tutto si concentra sul ruolo della scuola: “a scuola deve essere il luogo che aiuta i ragazzi a capire cosa sono in grado di fare e poi a farlo al meglio. La scuola raggruppa una collettività attraverso la quale dare valore all’individualità. Differenziare e valorizzare, non omologare e valutare. Una base comune per tutti dalla quale man mano far diramare le varie specializzazioni. Il problema è che il sistema valutativo, se da una parte stimola molti, dall’altra fa sì che tanti altri si perdano, perché non riconosciuti come in grado di rendere”.
Poi De Maglie, si concentra proprio sul concetto di valutazione e sull’uso che ne fanno principalmente i docenti: “il voto è la valutazione di una prestazione e la cultura non deve essere una prestazione, ma un piacere, l’interesse deve nascere dentro. Partendo dal presupposto che dell’altro non ci si possa fidare, meglio porre la votazione come vincolo, castigo o premio, ma così il ragazzo viene stimolato a rendere e non a dare, è un limite all’autonomia dell’individuo in formazione. Capiamoci, il voto è comodo, semplifica la vita di chi insegna, ma fa scomparire tutto quello che non può o non vuole essere oggetto di parametro. Non è un caso che spesso grandi menti o artisti non fossero brillanti a scuola”.
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Infatti, quando uno studente ha dei problemi non riguardanti la scuola direttamente, il voto risulta inutile, etichettando l’alunno come “scarso e a nulla valgono le classiche giustificazioni ‘è intelligente, ma non si applica’, una delle frasi più sbagliate secondo il terapeuta. Perché non si applica, se è intelligente?
La risposta magari l’avranno molti insegnanti che negli anni sono riusciti a tirare fuori il meglio dai loro studenti, ma a questi si contrappongono certamente una schiera di colleghi che invece non sono riusciti a “far applicare” i ragazzi, perché troppo testardi e svogliati.
De Maglie, arriva al cuore del problema: “maggiore spazio agli psicologi nelle scuole perché possano aiutare i ragazzi e gli stessi adulti a leggere correttamente le loro emozioni, individuare situazioni a rischio, stimolare e accrescere le loro scintille, spazi dove ci si possa aprire in merito alle relazioni”.
In definitiva, lo psicologo ritiene che “un allievo con difficoltà non è un problema, ma una possibilità che si dà a un ragazzo di cambiare e vivere meglio. Non esiste metro di valutazione di un ragazzo che possa misurare quanto può realisticamente dare di sé e apprendere”.
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