La “scuola delle competenze”, così come qualcuno la intende, non è inclusiva, semplicemente lascia gli studenti lì dove sono e punta a farne le rotelle dell’ingranaggio di un esistente che non può mai essere messo in discussione, perché lo si vede sempre e solo dall’interno, come se non esistessero alternative.
Per vederlo dall’esterno, e poter fare dei confronti, occorre l’apertura di altri orizzonti e la consapevolezza dello spessore storico della realtà (e del linguaggio che la descrive), cose che solo la cultura e la conoscenza possono dare.
Insomma, pensare di fornire semplicemente e prematuramente delle “competenze” per adattarsi alla realtà socio-economica così com’è rappresenta quanto di più antidemocratico, oligarchico e anticostituzionale possa esserci, se è vero che la scuola pubblica dovrebbe favorire, attraverso l’istituzione, il pieno sviluppo umano di tutti i futuri cittadini e dovrebbe dare a tutti la possibilità di incidere sulle scelte che riguardano il futuro del mondo in cui vivono.
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