Basta sacrifici!

Renzi è senz’altro un riformatore vero, però si sta muovendo a fatica poiché all’interno del suo partito c’è chi è ancora convinto che il sistema debba essere inamovibile nella sua realtà, rifiutando di fare fino in fondo i conti con la fine di una lunga ma superata tradizione politica. Il punto debole di Renzi, dunque, è quello di essere incredibilmente applaudito dalla destra e, nello stesso tempo, criticato invece da alcuni suoi compagni di partito. 
Tuttavia, se dentro il Pd prevarrà in modo definitivo la linea Renzi, sarà la fine di una vecchia sinistra litigiosa e divisa ma contemporaneamente sarà anche la nascita di una nuova sinistra, i cui contenuti siano distanti dalle politiche neoliberiste, applicate dalla Thatcher e da Reagan, che sono all’origine dell’attuale crisi. Politiche che, non mettendo al centro il tema del lavoro, hanno lasciato l’economia in mano ai finanzieri. Infatti l’economia non è una scienza esatta, è piegabile da una parte o dall’altra. Oggi è piegata a favore dei potentati economici e sta producendo una barbarie. 
Questa nuova sinistra dovrà essere in grado di porsi contro le politiche di austerità che l’Europa ci impone. All’origine della crisi infatti c’è proprio l’abbattimento degli stipendi. In Italia si consuma meno di prima, perché la gente non arriva alla fine del mese. O riesce ad aumentare pensioni e salari o non si uscirà dalla congiuntura economica. Occorre un salario sociale per i disoccupati. Andrebbe anche fatta una bella tassa sui grandi patrimoni ed andrebbe messo un tetto alle pensioni. Insomma, andrebbe fatta fare un’operazione di redistribuzione del reddito dall’alto in basso, considerato che la gente non cambia la macchina, non cambia più le scarpe. Oggi, quindi, per dare un calcio alla crisi va ridistribuito il reddito dall’alto in basso per far ripartire i consumi. 
Perciò: basta sacrifici, basta con le spese per i cacciabombardieri, no all’Europa della finanza e sì a quella della solidarietà e degli investimenti.

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