Leggendo la lettera “Gaia Bianchi, l’influencer 19enne che ha lasciato la scuola 16 anni: “Guadagno più di un chirurgo di una clinica privata” verrebbe voglia di dire: “basta scuola; andiamo tutti a fare gli influencer!” o – per citare altre categorie di ignorantelli danarosi – i calciatori, i tennisti, i cantanti.
Attenzione: non è mica così facile! Gaia Bianchi avrà sì poca istruzione, ma possiede comunque altre qualità (chiamiamole pure così) che le permettono di esercitare con successo il suo mestiere.
Ma domandiamoci: tutti quelli che dovessero lasciare gli studi sarebbero in grado di diventare dei Gaia Bianchi, o dei Donnarumma o degli Alberto Tomba? La risposta è NO!
Secondo un saggio proverbio: “uno su mille ce la fa”. Ma la percentuale è generosa: io dire “uno… su un milione!”.
Cioè occorre pensare ed agire con una buona dose di realismo: quanti ci avranno provato ma hanno fallito? Secondo me più di quelli che ci son riusciti.
C’è poi un altro discorso, anche se è proponibile ad una platea molto più ristretta: studiare per il piacere di apprendere e di diventare quello che, a prescindere da tutto, si vuole e ci si sente portati a diventare: medico, ingegnere, avvocato, professore, architetto…
Daniele Orla
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