Maria Stella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia ed ex ministra dell’Istruzione, spiega perché ha presentato un disegno di legge alla Camera sull’educazione alla cittadinanza, ora all’esame della Commissione Cultura, che contiene delle corrette modalità di approccio e di utilizzo delle nuove tecnologie, tra cui la proibizione dei telefoni cellulari in classe, anche per i docenti.
L’on. Gelmini lo scrive su formiche.net, in un articolo dal titolo “Un pallone, una bici e la Costituzione per il futuro dei nostri figli”, premettendo che “c’è qualcosa di più del problema dei telefonini in classe nelle mie proposte di legge e nella riflessione che molti colleghi parlamentari stanno portando avanti intorno al tema degli adolescenti e nel loro rapporto con il mondo digitale (e con quello reale)”.
Secondo l’ex titolare del Miur l’obiettivo “vale per chi è religioso come per chi è ateo” ed è quello di “schiodare i nostri ragazzi da quei tablet e fare riassaporare loro la bellezza delle sbucciature sulle ginocchia, del contatto fisico e dell’interazione umana, delle partite a pallone e delle corse in bicicletta. Mi sbaglierò ma il fatto che, grazie a qualche videogame (ma si chiamano ancora così?) di tendenza, fra i prodotti più venduti dello scorso anno nei negozi di elettronica ci siano state le cuffie con microfono, non mi pare un bel segnale”.
“C’è dunque un enorme lavoro da fare perché tutto si tiene: questi ragazzi un giorno saranno cittadini nel senso più pieno del termine e decideranno le sorti del loro comune, del loro Paese, dell’Europa”.
“Non c’è quindi solo il problema di evitare usi impropri, distorti e talvolta criminali della rete, c’è anche il tema – continua l’on. Gelmini – di come guidarli alla acquisizione di un ruolo attivo nella società, nel mondo reale, perché possano con “le mani, il cuore, la testa” essere parte di una comunità, il cui senso abbiamo cominciato a smarrirlo per primi noi adulti”.
“Per questo nelle proposte di legge che ho presentato si parla – oltre che di divieto di telefonini in classe (fatto salvo naturalmente per le attività didattiche programmate che ne richiedano l’utilizzo) – di educazione alla cittadinanza attiva (che non è semplicemente una forma evoluta di educazione civica), di uso consapevole degli strumenti tecnologici e telematici, di diritti e doveri dell’adolescente digitale”.
Il fine ultimo, conclude la forzista, rimane quello di “dare ai giovani la possibilità di crescere in un mondo reale migliore di quello digitale e sta a noi adulti, alla scuola, alle famiglie, a tutte le istituzioni formative, fornire loro le coordinate per comprendere la realtà (non quella delle fake news e delle mode contingenti) e affacciarsi al mondo con un bagaglio di conoscenze adeguato alle complessità che viviamo”.
“Abbiamo una password che sono i principi fondamentali e i diritti e doveri della nostra Carta costituzionale e abbiamo lo straordinario patrimonio culturale di questo Paese (che è arte, letteratura, storia, filosofia). Manchiamo solo noi (che dovremmo essere i primi educatori dei nostri ragazzi), un pallone e una bici”, ha concluso l’ex ministra dell’Istruzione.
Non un riferimento viene fatto dall’on. Gelmini, però, ai docenti: in base a quanto scritto nel disegno di legge ora all’esame della Commissione Cultura della Camera, anche loro non dovrebbero più utilizzare il telefono cellulare in classe.
Una presa di posizione formale che, tuttavia, ha scatenato diverse reazioni negative, soprattutto perché l’insegnante utilizza lo smartphone per compilare in tempo reale il registro elettronico, come prevede la norma, non di rado perchè la connessione ad internet dell’istituto non è attiva oppure è debole.
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