Mariangela Bastico in queste ore torna a sottolineare la caoticità e la mancata chiarezza delle ultime dichiarazioni del Miur sulle innovazioni da introdurre attraverso il “piano scuola”.
Sono molti i punti sui quali, secondo l’ex sottosegretario della P.I., c’è da discutere e capire. Innanzitutto le supplenze brevi: si parla di utilizzare per le supplenze brevi (quali sono? Fino a che durata possono essere definite brevi? Sono certamente escluse quelle annuali e per maternità) un monte ore, una “banca delle ore”(?), messe a disposizione dai docenti di ruolo per tali supplenze.
Ambiguo anche il discorso di risparmi e costi: da un lato si vocifera del risparmio di 800 milioni di euro, dall’altro non si capisce bene come verranno utilizzati questi fondi, se confluiranno nella spending review o saranno lasciati alle scuole per altre finalità.
Ma se gli insegnanti di ruolo debbono essere pagati per queste ore di insegnamento, eccedenti le 18, come potrà esserci riduzione di spesa? E che ruolo avranno i precari nella definizione dell’organico funzionale, di cui si parla da anni e ancora non c’è traccia?
In effetti questa politica che si fa a colpi di dichiarazioni e smentite convince poco. Sa di idee per nulla chiare, di voglia di sensazionalismo e del generale antico pressapochismo che da anni nutre le decisioni prese nel settore più importante per la crescita del nostro Paese.
Ma forse il vero problema è il metter prima ciò che dovrebbe venir dopo e viceversa.
La Bastico, che ha partecipato alla tre giorni di Terrasini, ritiene a tal proposito maturi i tempi per una riforma organica del sistema nazionale di istruzione, che, a suo parere, dovrà fondarsi, “ben prima di ogni ragionamento sull’orario di lavoro degli insegnanti, sulla definizione degli obiettivi di apprendimento, intermini di conoscenze e di competenze, che devono essere conseguiti da tutti i ragazzi nelle varie fasi del percorso scolastico. Si tratta degli obiettivi essenziali, da raggiungere in quinta elementare, al termine della scuola media, nei due anni di istruzione superiore obbligatoria, suddivisi per aree di apprendimento, quali l’area linguistica, l’area logico-matematica, l’area storico-geografica, l’area delle scienze naturali.”
Secondo l’ex sottosegretario “definire gli obiettivi d’istruzione significa stabilire gli innovati compiti della scuola nell’attuale società della conoscenza, caratterizzata dalla diffusione delle nuove tecnologie e da una grande frammentazione e diversificazione. È un percorso che deve essere accompagnato da un ampio dibattito nazionale, con il contributo importante delle Università, degli intellettuali, del mondo della cultura.”
Superare l’eccesso di frammentazione disciplinare, definire l’organico funzionale, realizzare dipartimenti all’interno delle scuole, evitare la figura monocratica del dirigente scolastico, puntare sulle innovazioni didattiche.
E’ questo il punto: puntare sulle innovazioni didattiche, svecchiare la scuola.
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