Categorie: Riforme

Ben arrivata riforma

Quanti anni di dibattiti, di progetti, di carta stampata, di sperimentazioni, non sempre lette e verificate, quante “prove tecniche” pensate bene e gestite male, perché non da tutti condivise.

La scuola italiana sembra aver messo il primo piede sulla luna, ha raggiunto un traguardo tanto atteso e tanto contrastato. Ora deve camminare e non può tornare indietro. Il modello legato alla riforma del grande Gentile, che ha formato intere generazioni di cittadini italiani, oggi volta pagina ed il nuovo impianto della scuola secondaria di secondo grado con i sei licei ed il percorso di formazione nei due istituti tecnici del settore economico e nei nove del settore tecnologico delinea il nuovo volto della nuova scuola e le prospettive di un nuovo cammino.
Come sarebbe bello se in tutte le scuole potessimo scrivere a lettere cubitali “Vieni a vedere dove nasce il futuro”.
La scuola, infatti, è per gli alunni, per la loro formazione, per il loro domani e quel che avviene in classe, non può essere vano ed improduttivo, guarda al domani ed è “costruito per durare” La frammentarietà, l’episodicità, l’occasionalità non fa sistema e non lascia niente.
Finora ci si è lamentati per non avere un quadro di riferimento chiaro e definito, oggi questa barriera è stata infranta. Guardiamo la realtà, osserviamo il nuovo impianto da tanto tempo discusso e condiviso, parte il processo del primo anno verso una nuova direzione.
Il locomotore è pronto, la direzione è già tracciata dai binari, alcuni poco lucidi, ma i macchinisti cosa fanno? Sono pronti a partire? Sono convinti del percorso da svolgere? Si sentono “azionisti” nell’impresa della formazione?
Finora sono saliti nelle carrozze del biennio gli studenti obbligati per scendere soltanto “disobbligati”, oggi gli stessi studenti dovranno scendere alla prossima stazione non soltanto “disobbligati” bensì “qualificati”.
E’ questa una scommessa che non compete a Viale Trastevere, bensì a ciascun operatore scolastico che ha il sogno di vedere i suoi ragazzi inseriti nel circuito della vita e del lavoro come persone e come cittadini.
Non ci sono, infatti, materie importanti e materie di serie B, ma la differenza nasce dalle materie insegnate bene e quelle non insegnate, ancorché scritte nell’orario e formalmente svolte.
“I cambiamenti o si governano o si subiscono” Credo proprio che nessuno oggi voglia subire un qualunque cambiamento ed allora occorre governarlo, da protagonisti attivi e responsabili. Come?
Non ci sono ricette, non ci sono terapie standard da fotocopiare, occorre fermarsi e pensare al miglior bene degli studenti a noi affidati e per loro, per il loro bene progettare il percorso, oggi si chiama “processo” di formazione. Le ore che sono poche e ridotte per motivi di riduzione della spesa pubblica, ma se calcolate in 50 o 48 minuti danno un altro conteggio e compensano alcune sottrazioni. Il tempo scuola spesso non coincide con il tempo di apprendimento, ma soltanto quest’ultimo è fatto per durare, e forse una buona economia del tempo aiuta a formare i futuri lavoratori capaci di imparare a ben utilizzare il proprio tempo e non sprecarlo o peggio bruciarlo.
“La cultura è ciò che rimane dopo che è passato il marasma della scuola” e quindi ne abbiamo strada da fare per diventare luogo e centro di cultura, spazio e opportunità di servizio pubblico, momento di educazione e di formazione integrale.
“Chi fa qualcosa a volte sbaglia, chi non fa niente …. sbaglia sempre!” Ecco la prima indicazione, certamente efficace. “Pensare prima di agire e agire senza mai smettere di pensare” non soltanto i contenuti, le materie e le ore che diminuiscono, bensì quello che serve agli studenti per crescere bene.
Giuseppe Adernò

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