In risposta al contributo del lettore Luciano De Giorgio, relativo ai costi elevati dei volumi di Scienze Umane, pubblichiamo l’intervento di una lettrice:
La questione è delicata ma è da rintracciare nel decreto Gelmini e dalla nascita del Liceo delle Scienze Umane che ha sostituito il Liceo Socio-psicopedagogico (a mio parere un ottimo liceo articolato benissimo attraverso il famoso “Brocca”). Da qui in poi, discipline con statuti epistemologici cosi corposi trattate ciascuno in un testo, sono state tutte accorpate in un unico testo (tranne la filosofia) in un mix pietoso e vi garantisco scadentissimo.
Anzi, scadentissimi tutti i testi che hanno proposto inizialmente questo “polpettone” in cui capitava che Socrate veniva liquidato con poche righe giusto per fare un esempio. Scomparivano le declaratorie delle discipline ed il testo era unico “Scienze Umane” ma scomparivano solo apparentemente… perché all’interno del testo Scienze Umane restavano le suddivisioni in discipline. Quindi, diciamolo con chiarezza: non è stata una rivoluzione alla Morin in cui nel suo “La Testa ben fatta.
Riforma dell’insegnamento e del pensiero” (2000) ci parla di una riforma fondata sull’Inter-poli-trans-disciplinarita’ e sulla negatività della parcellizzazione del sapere, e’ stata semplicemente un’operazione… indefinibile, tendente a ribassare la cultura Infatti, all’interno del testo di Scienze Umane comunque c’erano le differenze ed confini ed i limiti di ogni disciplina.
Ora, testi polpettoni ne ho visionati parecchi soprattutto quelli includenti la Pedagogia ed erano veramente pietosi offensivi verso una disciplina che poi caratterizza l’indirizzo. Allora, in alcuni docenti, con il senso della cultura, è stato chiesto alle case editrici di migliorare… e così alcuni hanno differenziato e comunque i libri che portano tutto insieme restano dei “mappazzoni” che abbassano il livello culturale danneggiando soprattutto gli studenti, perché per noi docenti sono più semplici e riduttivi ma credete la qualità è veramente scadente.
Perciò che ben vengano pubblicazioni serie ed articolate e se c’è da spendere qualcosa in più per la cultura che ben venga…non sono soldi persi ma ben investiti per formare una “testa ben fatta” e non piena!!
Annamaria Meterangelis
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