L‘International Baccalaureate Organization è una fondazione senza scopo di lucro con sede a Ginevra fondata nel 1968, leader mondiale nell’ambito del ‘baccellierato internazionale’, una qualificazione di scuola secondaria superiore riconosciuta su scala internazionale, valida per l’ammissione universitaria in più di 80 paesi del mondo.
L’anno scorso l’organizzazione svizzera ha commissionato al Wellbeing Research Centre dell’Università di Oxford una ricerca sul benessere dei docenti a scuola, chiedendo di individuarne nello specifico gli indicatori.
La ricerca è stata pubblicata nel corso di quest’anno e, come riportato dal magazine online “Dire, fare, insegnare”, è in realtà la terza parte dell’indagine avviata nel dopo-pandemia per osservare l’impatto del lockdown e delle condizioni generate dall’emergenza sul lavoro scolastico. A una prima parte dedicata al benessere degli studenti, si sono integrati così i risultati sul ‘well-being’ degli adulti e dei docenti in particolare, per migliorare il benessere di tutti.
Che i docenti debbano star bene a Scuola, affinché questa funzioni meglio è un’ovvietà. Si potrebbe dire la stessa cosa per ogni posto di lavoro, pubblico e privato: più i lavoratori sono soddisfatti delle loro condizioni di lavoro, più crescono i profitti per l’imprenditore privato e migliori sono i servizi resi all’utenza nel caso di servizi pubblici, pensiamo alle Poste, alla Sanità, alla Scuola.
Sentirsi parte importante di un progetto apprezzato e condiviso è la classica ‘conditio sine qua non’. In mancanza di questo dato, ci si trascina stancamente e senza entusiasmo, con unico obiettivo di arrivare a fine mese e prendere lo stipendio. Che poi, quando anche questo è insoddisfacente, immaginate un po’ che piacere andare a lavorare…
I docenti, a questo proposito ne sanno qualcosa. Non solo gli italiani, ma in molte altre parti del mondo – Stati Uniti in testa – i professori delle scuole pubbliche sono molto insoddisfatti del salario percepito.
E la soddisfazione che si prova a percepire uno stipendio è uno dei circa 15 indicatori venuti fuori dalla ricerca di Oxford, una delle condizioni, cioè, che garantiscono il benessere dei docenti sul posto di lavoro.
Per il resto, affinché un docente si senta bene a scuola, occorre quello che i ricercatori chiamano uno ‘school climate’ positivo: partecipazione attiva alle decisioni che riguardano l’Istituto, senso di appartenenza a un gruppo, disporre di risorse didattiche utili per il proprio lavoro quotidiano, contare su una formazione seria e continua, lavorare con gruppi di studenti che non eccedano le 15-20 unità.
Vengono poi le relazioni con il capo d’istituto, i colleghi, gli alunni e le famiglie, che devono essere improntate alla più sincera e solidale collaborazione.
Stiamo discutendo del migliore dei mondi possibili? Forse sì: razionalmente, infatti, capiamo che è molto difficile che tutte queste condizioni possano verificarsi contemporaneamente in uno stesso Istituto.
Tuttavia, non bisogna trascurare – sostengono i curatori della ricerca – che alla base di tutto ci sono le caratteristiche individuali dei docenti. Potranno, infatti, accedere a una qualche forma di benessere soltanto coloro che stanno bene in salute e che possono contare su una buona intelligenza emotiva. Questa, come la definì nel 1995 lo psicologo statunitense Daniel Goleman è “la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”.
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