
Ieri, 19 marzo, l’attore e regista premio Oscar Roberto Benigni è tornato in televisione con una lezione televisiva evento dal titolo “Il Sogno”, su Rai1. Si è trattato di uno spettacolo unico, che l’ha visto protagonista sul palco con una scenografia minima, riuscendo ad ammaliare il pubblico “soltanto” con le parole, per ben due ore.
Come riporta Open, il suo discorso ha celebrato l’Europa e l’europeismo. Un discorso che, come scrive La Repubblica, Benigni avrebbe preparato per circa un anno, per raccontare l’Europa come in una favola. Un anno di lavoro per parlare delle paure e del futuro, del mondo che lasceremo ai nostri figli.
Benigni in apertura ha salutato Sergio Mattarella e mandato un pensiero al Papa ricoverato al Gemelli. “Ne abbiamo fatte di belle cose noi europei – dice Benigni – è giusto ricordarsi chi siamo, c’è da essere orgogliosi di essere europei: l’Europa è il continente più piccolo del mondo che ha acceso la miccia di tutte le rivoluzioni, ha trasformato il pianeta, da tremila anni è la fucina dove sono stati forgiati alcuni fra i più grandi pensieri dell’umanità, inventando la logica, la ragione, il dubbio”, e ancora “la libertà, la democrazia, il teatro lo sport, la chimica moderna, la coscienza di classe, spaccando l’atomo, dipingendo la Sistina. Un patrimonio comune, un tesoro immenso in tutti i campi”.
Poi, il risvolto amaro: “Gareggiavamo non solo per le cose belle, ma gareggiavamo anche per le cose più brutte, la guerra. A scuola solo guerre si studiavano, cento anni di guerra, nessuno si ricordava più perché era cominciata. Si ammazzavano e senza sapere perché, la storia d’Europa è tutta un conflitto, abbiamo passato secoli ad aggredire anche il resto del mondo. Le arti e la cultura sono state all’ombra della morte. Lo sport preferito di noi europei è la guerra. Ci siamo ammazzati fino alle due guerre mondiali. Cento milioni di persone sono morte”.
Benigni si è definito un “europeista estremista, l’Europa unita è l’unica utopia ragionevole. L’Unione Europea è la più grande istituzione degli ultimi 5000 anni realizzata sul pianeta terra dall’essere umano, un progetto, un ideale una speranza, una sfida, un sogno, e soprattutto è un caso unico nella storia dell’umanità: la sola volta in cui Stati sovrani decidono liberamente in pace di unirsi, un colpo di scena della storia, una rivoluzione silenziosa che può trasformare il mondo”. Poi ha citato De Gasperi, “il più grande presidente del consiglio che abbiamo avuto”. E ha spiegato che l’Europa “non è una cosa fredda che sta a Bruxelles o a Strasburgo, è una cosa calda, vicina, piena di passione e amore. Non a caso il suo inno è L’Inno alla gioia di Beethoven”.
Sul percorso europeo, Benigni ha detto che c’è ancora da fare, soprattutto in un periodo come quello in corso: “Il cammino non è concluso, nella storia dell’Europa la cosa rarissima è la pace: basta che spuntino problemi perché risorga il nazionalismo, che nella storia ha provocato milioni di morti, è il carburante di tutte le guerre… È una fede integralista, un’ossessione per la nazione al di sopra di tutto, anche di Dio, è una malattia, che si maschera da patriottismo, no lo confondete mai. Lo dico io che sono il più grande patriota e amo l’Italia come la mia mamma. Il nazionalismo odia invece il mondo, il suo motore è la paura e vuole che abbiamo paura tutti noi”. E quanto questo accade “la pace è in pericolo”.
Benigni ha anche reso omaggio a Sofia Corradi che ha inventato l’Erasmus, presente in sala – l’interscambio degli studenti fra le università europee, nato nel 1987. “È una delle madri fondatrici d’Europa, una leggenda vivente”.
La stoccata a Giorgia Meloni
Poi, la stoccata a Giorgia Meloni, con la citazione proprio al Manifesto di Ventotene che ieri, 19 marzo, di cui la premier ha letto un passaggio alla Camera dicendo che non rispecchia il suo ideale di Europa: “Mentre tutto intorno c’erano rovine, morti, cadaveri, nel 1941, nella piccola isola di Ventotene, tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un’idea, di cambiare tutto, girare pagina: l’idea dell’unità europea. Sono eroi della nostra storia, i pionieri”.
“Il manifesto”, ha detto ancora Benigni, “contiene anche alcune idee superate, specie nel linguaggio, ma non per questo viene meno la sua visionarietà, la grandezza di vedute. Come dire che la Bibbia non vale niente, perché c’è scritto che bisogna lapidare chi lavora il sabato. Il punto centrale è superare i nazionalismi che avevano distrutto il continente”.
Poi le parole rivolte ai giovani: “Ora siamo in una fase in cui siamo rassegnati. Ma io sono ottimista. A volte la storia ci regala delle sorprese, dei colpi di scena. E oggi c’è una novità … Siete voi giovani, la prima generazione transnazionale della storia. Mi rivolgo a voi sedicenni, ventenni, trentenni, voi che siete antropologicamente europei! I giovani sono la miglior garanzia per il futuro dell’Europa. Nessuno potrà convincerli a richiudersi nei confini nazionali, a tornare alla lira. Per non parlare della guerra, ma come fai a dire a un giovane: ‘Tieni, questo è il mitra. Spara'”.
Il finale è contro la guerra, un appello appassionato: “Il sogno della pace universale è fattibile? Quasi tutti mi risponderebbero di no, io vi dico che non solo è raggiungibile ma inevitabile: la guerra finirà per sempre, non c’è alternativa, non può che finire così. Dobbiamo fare un ultimo passo tutti insieme e dire agli altri: ‘Siete fratelli’”.
Le reazioni
Inutile dire che questo discorso-capolavoro, secondo molti spettatori, andrebbe proposto a scuola agli studenti.
“La lezione di Benigni dovrebbe essere portata in ogni scuola italiana, europea ma anche mondiali, per chi ama e vuole davvero la Pace!”.
“Quello che sta dicendo Benigni stasera andrebbe mostrato a scuola. Ci vogliono impauriti per poterci controllare. Io non riununcio a ‘il sogno’ di essere uniti anziché divisi”.
“Magari avessi avuto Benigni a scuola”.
“Io spero che questo bellissimo monologo di Benigni lo facciano vedere in tutte le scuole di ogni ordine e grado”.
“E’ il momento che il sogno diventi realtà. Grazie a Roberto Benigni”, ha commentato il conduttore Fabio Fazio. “Grazie Benigni”, ha scritto Jovanotti.