Per parte loro i docenti saranno tenuti a firmare da subito e “spontaneamente” il consenso informato (prevedendo provvedimenti per chi si dovesse rifiutare) che autorizza l’Amministrazione ad eseguire il test. Questo quanto stabilito dal preside che gestisce la scuola alberghiera.
Ma c’era veramente bisogno di queste forche caudine, a mio modo di vedere infamanti, nei confronti degli insegnanti? Davvero vi sono professori che si aggirano alticci nei corridoi e nelle aule dell’alberghiero “Carlo Porta” di Milano prima delle lezioni?
Ragioniamo per ipotesi. Nel caso si trattasse di una bufala, ovviamente il dirigente avrebbe esposto gratuitamente al pubblico ludibrio non solo il corpo docente, ma tutta la scuola. Nel caso invece che le bevute si verificassero per davvero, il preside potrebbe procedere dapprima a un richiamo verbale o a un avvertimento scritto nei confronti del malcapitato. Se poi si trattasse di un’abitudine dell’insegnante (leggi dipendenza etilica), il datore di lavoro, con l’aiuto o meno del medico competente, dovrebbe attivare l’accertamento medico d’ufficio in Collegio medico di verifica (ai sensi dell’art. 5 della legge n. 300/1970). Il tutto rigorosamente senza dover ricorrere all’ausilio dell’etilometro.
E per chi la pensa come il dirigente: non sarebbe stato più pratico prevedere un controllo a tappeto, anziché a campione, una volta ottenuto da tutti il consenso informato? Hanno infatti firmato in 93 docenti su 95: probabilmente perché non hanno nulla da temere (e allora che bisogno c’era dell’etilometro?), oppure per paura poiché si tratta di una “richiesta vessatoria” (che ha inopinatamente compromesso il rapporto di fiducia dirigente-insegnanti), come sostengono alcuni docenti che si sono rivolti ai sindacati.
Approfittiamone per ricordare che quella del’insegnante è una helping profession ad alta usura psicofisica. Per fare fronte all’alto stress tutti ricorriamo alle cosiddette strategie di adattamento che si dividono in “buone” (sana alimentazione, attività fisica, condivisione con amici, hobbies etc) e cattive (bere alcool, caffè, fumo, isolamento). L’alcool offre all’individuo un benessere momentaneo, ma crea dipendenza e genera isolamento dagli altri. Bene quindi fa il dirigente a stigmatizzare l’uso improprio dell’alcool, ma anche qui occorre adottare i giusti sistemi per impedirne uso e abuso: “in rebus stat modus”. Il mio invito al preside è dunque quello di tornare sui suoi passi, archiviando l’inutile uso dell’etilometro, riconciliandosi coi suoi docenti nella mensa dell’istituto (magari) proprio di fronte a un bicchiere di buon vino, a lezioni rigorosamente ultimate e studenti rincasati
P.S. Sarebbe infine molto utile che il dirigente scolastico, assai attento al potus dei suoi docenti, raccontasse come ha operativamente affrontato il monitoraggio e la prevenzione dello stress lavoro correlato richiamato all’art. 28 del D.L. n. 81/08. Un buon lavoro in questo ambito sarebbe di preziosissimo aiuto per tutti i suoi colleghi che annaspano nell’isolamento in cui le istituzioni li hanno lasciato soli e senza fondi ad hoc. Ovviamente resto a disposizione per parlarne.
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articolo a cui mi sono ispirato:
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