“Saluto – ha detto il Papa dopo aver recitato l’Angelus dalla finestra del suo studio su piazza San Pietro – le numerose scuole di tante parti d’Italia e di altri Paesi, non posso nominarle tutte, ma ricordo la scuola cattolica ‘Mar Qardakh’ di Erbil, nel Kurdistan, e quella della diocesi di London in Ontario, Canada”.
Vale la pena ricordare che molti istituti cattolici, come tutti quelli paritari, stanno vivendo un periodo di profonda crisi. Gli stanziamenti statali, almeno in Italia, rimangono in piedi. Ma l’inclusione di queste strutture tra le nuove tassate dallo Stato, per molte stanno creando non pochi problemi di sopravvivenza. Di recente, il presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, ha ricordato che ”ogni anno, chiudere delle scuole cattoliche, di qualunque ordine e grado, rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie”.
Si può essere anche non d’accordo sui finanziamenti delle scuole cattoliche. Su un punto però la Chiesa ha ragione: allo Stato italiano mantenere in piedi le scuole cattoliche conviene, soprattutto a livello di scuola d’infanzia e primaria.
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