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Berlinguer ai presidi: “Applicate lo stesso la riforma!”

Sembra ispirata alla massima "la miglior difesa è l’attacco" una delle ultime dichiarazioni dell’ex ministro Luigi Berlinguer a proposito del blocco della riforma dei cicli: "Invito ancora una volta i presidi a proseguire come se la riforma non fosse stata bloccata. La legge e il  regolamento lo consentono".
Se l’ex Ministro intendeva fare una battuta estiva, ispirata al clima quasi vacanziero e balneare non c’è nulla da ridire: l’ironia e la satira – è noto – non sono valutabili secondo le regole della logica e del buon senso; anzi, le battute sono tanto più divertenti quanto più sono paradossali!
Ma se intendeva dire sul serio, la faccenda cambia.
Intanto c’è da chiedersi come si può applicare la riforma nelle prime classi elementari e introdurre quindi l’insegnamento della lingua straniera se non si dispone di personale assegnato a questo scopo.
E basterà forse che un direttore didattico e un preside di scuola media si mettano d’accordo, perché nelle loro scuole si possa realizzare la scuola di base di 7 anni in sostituzione dell’attuale elementare (5) + media inferiore (3)?
Ci sembra poi che l’ex ministro dimentichi un po’ troppo facilmente che al dirigente scolastico spettano sì nuovi compiti rispetto ai presidi pre-autonomia, ma certe operazioni si possono compiere solo se il collegio dei docenti è pienamente coinvolto e partecipe. A questo proposito, anzi, la sortita di Berlinguer appare un po’ strana perché sottintende una figura di dirigente scolastico ed un ruolo degli organi collegiali assai più vicini alla filosofia della Casa delle Libertà e della Confindustria che all’impostazione del disegno di legge sugli organi collegiali presentato nella precedente legislatura dalla sua compagna di partito Chiara Acciarini.
Ed è anche quantomeno strano che un ex Ministro inviti i dirigenti di una amministrazione dello Stato ad una sorta di "disobbedienza civile" o – se si preferisce – a una forma di "obiezione di coscienza". Cosa succederebbe se l’invito dell’on. Berlinguer venisse accolto? Ci sarebbero scuole riformiste e scuole controriformiste?  O – in altre parole – scuole filogovernative e scuole pro-opposizione?
Forse l’ex Ministro voleva semplicemente dire che il ritiro dei decreti attuativi della riforma non ha nulla a che vedere con il "Regolamento dell’autonomia" che già consentiva alle scuole – per esempio – di articolare diversamente i programmi di studio: è vero, verissimo; ma se i decreti di De Mauro non aggiungevano nulla di sostanziale al "Regolamento dell’autonomia" perché sono stati emanati?
Si potrebbe infine argomentare che la battuta di Berlinguer lascia intravedere uno scarso senso dello Stato e – se presa sul serio – potrebbe aprire la strada ad una vera e propria "guerra di religione" fra le stesse scuole statali.
Ma poiché è impossibile che un ex Ministro della Repubblica italiana manchi di senso dello Stato o voglia scatenare guerre di qualunque genere, non ci resta che una spiegazione: siamo noi ad aver capito male, si tratta solo di una battuta vacanziera.

Reginaldo Palermo

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