Categorie: Politica scolastica

Berlinguer è col Pd: riforma indispensabile e da approvare, sciopero scrutini dannoso

Lui non c’è riuscito a riformare la scuola nel lontano 1999, quando era a capo della Pubblica Istruzione. Ora, a distanza di tanto tempo, spera che il Pd di Renzi riesca nell’intento. Stiamo parlando di Luigi Berlinguer, ex ministro dell’istruzione, da non pochi anni votato alla “causa” della musica nelle scuole. Le quali, dice Berlinguer parlando con i giornalisti, a margine delle Giornate del lavoro, organizzate dalla Cgil a Firenze, dal ddl 1934 non potranno che avvantaggiarsene.

“E’ indispensabile un cambiamento radicale e che si approvi la legge sulla Buona scuola. La Camera ha già cambiato molto” il testo della legge, “non basta e il Senato deve ancora cambiare delle cose. Siccome ci sono delle deleghe insite nel testo andranno approvati nuovi decreti delegati per tutti i temi. Dunque siamo in una fase costituente della scuola e questi cambiamenti vanno assolutamente introdotti”, ha detto l’ex responsabile del Miur.

 

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Berlinguer, che tra i suoi obiettivi, quando era alla guida del Miur, aveva più volte indicato come indispensabile lo spostamento in avanti, sino alla maggiore età, dell’obbligo formativo, si è detto in disaccordo con chi sostiene “che siccome ci sono degli errori e la legge non ci piace bisogna buttare tutto a mare. Non bisogna mollare sull’idea di cambiare in modo radicale la scuola”.

L’ex ministro, che alcuni mesi fa a Roma, di domenica mattina, nel corso di un convegno a Roma, dedicato dal Pd alla riforma sucola, non sembrò parlare del ddl con questi toni trionfanti, ha aggiunto che “la stabilizzazione dei precari deve correre in parallelo con la riforma. Non bisogna staccarla. Va cambiato il sistema che crea precari continuamente. Bisogna fare i concorsi, chiuderli e poi rifarli, e chiuderli, dopo due anni. Guai però a pensare che si debba fare solo questo e niente altro”. Berlinguer si è poi detto “non d’accordo con lo sciopero degli scrutini. Non colpisce il sistema scuola ma i cittadini e le famiglie, non mi sembra uno strumento da utilizzare”. 

 

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Alessandro Giuliani

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