Questo esame così come lo conosciamo oggi e che sta mettendo in fibrillazione circa 500mila studenti con le loro famiglie, per Luigi Berlinguer, eurodeputato del Pd, è giunto al capolinea e va cambiato.
Ma non con piccoli aggiustamenti, serve una “revisione radicale della valutazione alle superiori”. E non solo. Punto di partenza necessario è “ridurre gli anni di studio per permettere ai nostri giovani di diplomarsi un anno prima, come i loro coetanei europei. Ma io non interverrei sulla scuola secondaria di secondo grado. Quello che va accorciato è il primo ciclo”.
E Berlinguer racconta un po’ tutta la storia dell’esame di stato: “Quando facemmo la riforma negli anni Novanta l’esame era ridotto a una burletta. Si portavano solo due materie. E così fin dall’inizio dell’ultimo anno i ragazzi erano incentivati a non studiare più tutto il resto. Si era abbassata inevitabilmente la qualità degli studi. Per questo abbiamo reintrodotto tutte le materie dell’ultimo anno”.
Ora tuttavia, continua l’ex ministro è tempo di cambiare di nuovo e con una valutazione “diversa, più centralizzata”, come si fa per esempio in Inghilterra.
Bisogna uscire dal rito “dei componimenti e delle interrogazioni orali, dei temi e delle mappe concettuali. Servono, invece, “forme di verifica in itinere durante il quinquennio, centralizzate ed esterne”. Come l’Invalsi, ma “su più materie e con formule diverse”. Poi dovrebbe anche rimanere “una prova finale che non sia un’avventura come è oggi”.
L’esame non funziona più, secondo Berlinguer, anche perchè “la grande maggioranza dei ragazzi viene comunque promossa. Si spendono tanti soldi per promuoverli praticamente tutti. Servono delle prove nazionali molto distribuite e articolate. E poi una prova finale”.