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Berlusconi: “Contro le occupazioni chiameremo la polizia”

Crea scompiglio e sconcerto la conferenza stampa del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Istruzione di oggi 22 ottobre.
Berlusconi attacca senza remore: “Voglio dare un avviso ai naviganti: non permetteremo che vengano occupate scuole e università perché l’occupazione dei posti pubblici non è un fatto di democrazia ma di violenza nei confronti di altri studenti, delle famiglie e dello Stato” e subito dopo annuncia: “Oggi convocherò il ministro dell’Interno e gli darò istruzioni dettagliate su come intervenire con le forze dell’ordine per evitare che queste cose succedano”.
E poi, con tono di sfida che non ammette molte repliche: “Avete quattro anni e mezzo per farci il callo, io non recederò di un centimetro”.
Le dichiarazioni fanno subito il giro delle agenzie e provocano le repliche quasi istantanee dei sindacati e dell’opposizione.

Mimmo Pantaleo, segretario nazionale di Cgil-Flc, parla di “toni minacciosi e intimidatori nei confronti degli studenti che contestano pacificamente nelle piazze contro provvedimenti ritenuti ingiusti e sbagliati”.
Cisl-Scuola sottolinea che “la tensione che si sta registrando intorno alla questione della scuola e dell’università non si risolve con misure di ordine pubblico, ma aprendo a dialoghi costruttivi con tutte le forze di questo Paese che sono interessate ad affrontare i problemi che ci sono”.

La polemica rimbalza anche nell’aula del Senato dove alle 16 è iniziato l’esame del decreto legge n. 137 su voto e maestro unico.
Anna Finocchiaro (capogruppo del Pd) chiede al Ministro dell’Interno “prudenza e  buon senso” e prega il presidente Berlusconi di “riflettere sul disagio in cui porrebbe la polizia italiana, le forze dell’ordine italiane note per la loro lealtà ai valori costituzionali da una parte e i dirigenti scolastici, i quali – com’è noto – dovrebbero richiedere l’intervento delle forza pubblica nelle scuole pacificamente occupate”.
Felice Belisario (Italia dei Valori) parla senza mezzi termini di “deriva autoritaria” e aggiunge:  “Le parole del Presidente del Consiglio di oggi sono talmente provocatorie e talmente fuori dalle regole della democrazia che noi gli chiediamo di arrivare fino in fondo e di venire a riferire in Aula per capire quali sono le istruzioni per l’uso che egli intende impartire al suo Ministro dell’Interno”.
Ma con le prese di posizione siamo solo all’inizio. Certamente nelle prossime ore le dichiarazioni del Capo del Governo non mancheranno di suscitare ulteriori polemiche e reazioni.
Ed è in questo clima che il Senato sta procedendo all’esame del decreto n. 137 con la prospettiva che il voto finale avvenga in un clima incandescente.
Reginaldo Palermo

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