Berlusconi scende di nuovo ‘in campo’ contro la scuola pubblica
Una nuova sortita a favore della scuola paritaria. Solo che stavolta fa molto clamore. Perché ad innescarla è stata una delle più alte cariche dello Stato: durante un applaudito intervento al Congresso cristiano-riformista, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha infatti rispolverato uno dei ‘cavalli di battaglia’ della campagna elettorale del 1994, quando l’attuale premier iniziò la sua ‘discesa in campo’. Dopo aver dichiarato il no incondizionato alle adozioni ai single, come all’equiparazione dei matrimoni tradizionali con quelli tra gay, Berlusconi ha ricordato il suo pensiero sugli “insegnanti della scuola pubblica: inculcano agli studenti – ha dichiarato, scatenando facili applausi in platea – valori diversi rispetto a quelli delle famiglie“. Mentre “libertà – ha sottolineato – vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato“.
L’attacco del Presidente del Consiglio alla scuola pubblica ha dato il là ad una serie di reazioni contrariate. Ad iniziare dall’ambiente politico, con Pd e Idv in testa. Secondo la capogruppo del Partito democratico al Senato, Anna Finocchiaro, quello di Berlusconi è un comportamento opportunistico. Nella stessa giornata, il 26 febbraio, “ha fatto due visite ufficiali: con i Repubblicani abbiamo assistito al presidente fautore del Risorgimento e dell’unità d’Italia. Se andasse dalla Lega – ha continuato la democratica – trascurerebbe l’unità d’Italia. Poi va dai cattolici e batte sul ‘no’ alle unioni omosessuali e sulla scuola privata, che peraltro gli costa anche meno e gli permette di finanziare altre cose“.
Forti critiche per il pensiero espresso dal premier sono giunte anche dai sindacati.