Fare la “rivoluzione, con il centro-destra di nuovo alla guida del paese”, tornando a realizzare riforme vere: come quella della scuola durante il suo ultimo Governo.
È questo il programma su cui sta lavorando Silvio Berlusconi per rientrare in campo da protagonista: le sue parole arrivano, il 1° settembre, nel corso della manifestazione dei giovani azzurri per un primo antipasto del suo imminente nuovo impegno politico.
“Abbiamo di fronte mesi decisivi” avverte il Cavaliere. Non pensa solo alle elezioni siciliani d’autunno: adesso la priorità à mediare, anzi fare da collante, con i futuri alleati, in particolare Matteo Salvini e Giorgia Meloni, portando avanti un “programma nel quale vi sono meno tasse, meno burocrazia, meno Stato dove ce n’è troppo” ma anche “più sicurezza, più difesa della nostra identità, più tutela dei deboli, quindi più Stato dove è necessario”.
Su questi temi di politica economica, l’ex premier si sta confrontando con un gruppo di 11 ‘saggi’ che ha riunito in un think tank guidato dall’ex presidente dei giovani di Confindustria, Francesco Ferri.
“Noi non siamo in politica per difendere l’esistente, ma per cambiarlo, anche al nostro interno, naturalmente tenendo conto della coerenza, dell’esperienza e della lealtà di chi ha ben meritato” dice nel messaggio inviato ai giovani di “Campus Everest” che invita ad essere “protagonisti, in prima persona, della nuova stagione politica, occupando ruoli di responsabilità, anche in Parlamento”.
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Berlusconi, quindi, ha ricordato le riforme fatte dai suoi governi, come quella della scuola di Mariastella Gelmini: un lavoro, dice “dissipato” da “quattro governi consecutivi non scelti dagli italiani, che hanno smantellato i risultati del nostro lavoro, facendo schizzare per esempio la disoccupazione giovanile a livelli senza precedenti”.
Il progetto di Berlusconi non è campato in aria. Gli avversari cominciano a preoccuparsi: mentre il centrodestra tira un sospiro di sollievo per la ritrovata unità in Sicilia, sono gli avversari che iniziano a temere una rimonta del centro destra a livello nazionale, scrive l’Ansa.
Debora Serracchiani “il suo Governo ci portò a un passo dal default. A lui dobbiamo gli accordi di Dublino e una delle stagioni più dure di tagli allo stato sociale mai conosciute”.
Per Massimo D’Alema: “Più che il M5s vedo crescere la destra. Berlusconi sta facendo un lavoro per rimetterla insieme e se la destra si rimette insieme ha una forza consistente nel Paese, con radici molto profonde”.
Tornando alla scuola, comunque, della riforma Gelmini, puntellata dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, oggi i docenti e il personale ricordano soprattutto i tagli agli organici, al tempo scuola, delle compresenze alla primaria e degli istituti, con il famoso “dimensionamento” che ha ridotto quasi di un terzo le scuole autonome collocate nel territorio italiano.
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