Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, nel corso di una intervista al Quotidiano nazionale, lancia delle sfide per rendere più accessibile alle donne il sistema universitario; ma dice pure di investire nei talenti, creare più dinamicità tra gli atenei anche incentivando un “Erasmus nazionale“. Un piano per l’orientamento contro dispersione scolastica e abbandoni. Premi alla ricerca di qualità”.
“I dati provvisori aggiornati a giugno ci dicono che i numeri sono in crescita. Sono 329.817 i ragazzi e le ragazze che per la prima volta si sono immatricolati nelle università italiane nell’anno accademico in corso. Oltre 7.000 in più rispetto al 2021-2022. Un aumento del 2,2% che fa ben sperare, ma che non basta, dobbiamo sicuramente fare di più. Noi ci siamo, vogliamo rendere l’Università sempre più attrattiva”.
Relativamente alla dispersione universitaria, la ministra, sottolinea che “L’Università deve essere una scelta di vocazione. Dobbiamo supportare gli studenti rafforzando i meccanismi di orientamento”, sfruttando le risorse del Pnrr. “Sono certa che in questo modo potremo anche combattere il fenomeno degli abbandoni intorno al 14 per cento nell’anno accademico 20202021”.
E ai maturandi la ministra suggerisce di “Seguite l’istinto. Con una consapevolezza: gli inciampi sono dietro l’angolo, l’importante è rialzarsi sempre. L’Università e l’Alta formazione artistica, musicale e coreutica offrono tantissime opportunità per seguire inclinazioni e talenti”.
Ma soprattutto la ministra intende investire “sul diritto allo studio. Nella legge di Bilancio, abbiamo stanziato quasi un miliardo di euro: 460 milioni per gli alloggi e 500 milioni per le borse di studio. Sono soldi freschi, che si aggiungono a quelli già previsti dal Pnrr. Abbiamo già creato 7.500 posti letto e stiamo lavorando per realizzarne altri 52.500 entro il 2026. Anche grazie al proficuo confronto avviato con gli studenti, le Regioni, i Comuni, i rettori e gli Enti per il diritto allo studio. Quella degli alloggi è una partita che si vince se si lavora in squadra”.
Diverso il discorso sul numero chiuso: “Un’apertura indiscriminata comporterebbe un abbassamento della qualità dell’offerta formativa e non risolverebbe il nodo delle specializzazioni, rischiando di inflazionare la professione. Possiamo, invece, aprire in maniera programmata e sostenibile. Col ministro Schillaci ci occuperemo anche delle specializzazioni”
Con soddisfazione la ministra dice i “il numero di ricercatori stabili in Italia è aumentato. Segno evidente dell’interesse dell’Italia per la ricerca di base. Ora, grazie al Pnrr abbiamo potenziato la capacità del 10%, con l’assunzione di 4mila ricercatori in più. Sono nati cinque Centri di ricerca nazionale, un’eccellenza dove università e imprese fanno rete. Stiamo investendo sui talenti, sulle persone e vogliamo che da questa positiva esperienza la ricerca italiana esca ancora più forte”.
“Sicuramente i dottorati di ricerca possono essere un acceleratore di innovazione, i ricercatori che lavorano in azienda possono contribuire in maniera determinante a fare crescere le imprese. Il sistema universitario italiano è cambiato molto. Le torri eburnee sono crollate, adesso c’è molta più interazione, reciprocità e anche una sana competizione. Oggi le università parlano tra loro, si sostengono, si scambiano conoscenze e talenti. Un motivo in più che mi fa ben sperare nel successo dell’Erasmus nazionale, che nasce proprio dalla collaborazione tra atenei. Vince chi più sa mettersi in discussione e aprirsi ai cambiamenti. E questo le università italiane lo stanno già brillantemente facendo”.
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