Sulla situazione poltico-sindacale che si sta profilando abbiamo posto qualche domanda al portavoce nazione Cobas, Piero Bernocchi
Cosa sta succedendo nelle scuole?
Sembra che docenti e Ata abbiano assorbito e metabolizzato i “disastri” estivi (chiamata diretta e bonus premiale). E così?
Bernocchi
L’estrema pericolosità della legge 107 ci è sempre stata chiara, per questo l’abbiamo osteggiata con tutte le nostre forze. Essa porta a compimento il percorso della scuola-azienda iniziato con Berlinguer e chiude docenti ed Ata nella gabbia di una scuola-fabbrica, ove il lavoro “mentale” viene trattato come il lavoro manuale nell’industria, e cioè standardizzato, reso massimamente flessibile, uniformemente precarizzato e buono per ogni uso necessario all'”azienda”.
Saltano le barriere professionali , con un livellamento verso il basso, in termini di salari e di condizioni di lavoro: e il tutto sotto il comando di un preside-padrone alla Marchionne e del suo staff.
I docenti hanno reagito con forza nella primavera-estate scorsa, ma poi, dopo l’approvazione della legge, anche a causa del cedimento completo dei Cinque sindacati, la maggioranza si è rassegnata, ha cercato di adattarsi e in molti casi sta collaborando con l'”azienda”, pensando di cavarsela individualmente. La stessa cosa accadde nell’Ottocento per gli ex-artigiani trascinati in fabbrica e ancora illusi sul proprio ruolo individuale. Ci volle un po’ di tempo perché capissero l’uniformità della loro sottomissione e reagissero con forza. Stiamo lavorando perchè docenti ed Ata lo facciamo collettivamente in tempi più brevi.
Sfumata l’ipotesi di far esprimere gli italiani sulla possibilità di abrogare 4 norme della legge 107, qual è ora l’obiettivo?
Bernocchi
Sciaguratamente sfumata – per poche migliaia di firme e per precise responsabilità che sarebbe sgradevole elencare – la possibilità di cancellare almeno i punti più distruttivi della 107, ora si tratta di limitare i danni, facendo capire alla grande maggioranza dei docenti e degli Ata la trasformazione “epocale” della scuola e le drasticamente modificate condizioni di lavoro. La legge 107 ha ulteriormente diviso non solo i precari ma tutti i docenti, tra “cattedratici” e “potenziatori”, benificiari del “bonus” o no, staff del preside e “manovalanza “, “collaborazionisti” o “contrastivi” ecc. Come alla nascita del movimento operaio, il nostro lavoro mirerà a valorizzare l’egualitarismo e la presa di coscienza delle nuove realtà del rapporto di lavoro. Ad esempio: suddivisione equa dei lavori effettivamente utili, orario di cattedra ridotto per tutti/e e nelle restanti ore si fanno i lavori extra-cattedra ritenuti necessari; i soldi del “bonus” distribuiti in maniera egualitaria abolendo la finzione del “merito”; l’orario e le condizioni di lavoro sottratti all’arbitrio dei presidi e decisi da Collegi docenti e Consigli di istituto, il cui rilancio sarà decisivo per contrastare lo strapotere dei presidi-Marchionne. Ricostituito un minimo di unità e consapevolezza, torneremo presto a forme eclatanti di lotta.
Che connessione c’è secondo voi fra il NO al referendum costituzionale e il no alla legge 107?
Bernocchi
Non facciamoci illusioni su tali automatismi. Siamo ostili alle modifiche costituzionali non perchè siamo affezionati al Senato o alle province o al potere delle Regioni su scuola e sanità, ad esempio. Ma perchè fanno parte, insieme alla legge elettorale e alla riforma della PA, di un ulteriore accentramento di poteri nelle mani dei governi. Con la consapevolezza, però, che il massacro della Costituzione e della democrazia parlamentare non l’ha certo iniziato Renzi. Gran parte dei politicanti alla D’Alema, Bersani, Berlusconi o Salvini, che ora “riscoprono” le virtù della democrazia e che in realtà vogliono solo recuperare il proprio potere, sono i principali responsabili dell’abbattimento di pilastri della Costituzione, come il No alla guerra e alla parità tra scuola pubblica e privata (cfr. governo D’Alema), e hanno imposto il “maggioritario” elettorale, antidemocratico in tutte le sue forme. E’ importante che vinca il No, ma purtroppo non avrà effetti su leggi come la 107 o il Jobs Act che qualsiasi governo venga oggi manterrebbe in piedi, con tutto l’armamentario liberista.
Il rinnovo del contratto è molto atteso nel mondo della scuola.
Quali iniziative avete in programma per sostenere la battaglia contrattuale
Bernocchi
Non è il contratto di per sé ad essere “atteso” nelle scuole, ma il recupero di quanto perso in 7 anni di blocco salariale. In realtà molti lavoratori/trici hanno paura di una parte normativa che renda obblighi contrattuali tutte le peggiori norme della 107. In quanto al recupero salariale, le somme indicate per ora nella Legge di stabilità sono ridicole. Ma la vera Finanziaria la conosceremo solo dopo il 4 dicembre, a seconda dei risultati referendari. A quel punto valuteremo le forme di lotta.
Comunque, uno scontro sui contratti deve coinvolgere tutto il Pubblico impiego e nella scuola potrà funzionare solo evitando che nel contratto si inserisca il peggio della 107 e ricostruendo quel minimo di unità di cui dicevo, tra gli “stabili” e ancor più tra i precari al momento esclusi o emarginati dalla 107.
Si può ipotizzare, oggi, un punto di “incontro” del sindacalismo non “allineato” (sindacalismo di base insieme con le forze presenti anche all’interno dei sindacati del comparto) che non condivide una politica sindacale considerata “moderata” e inadatta a rappresentare il disagio che si percepisce in modo evidente nel mondo della scuola?
Bernocchi
In teoria si potrebbe e si dovrebbe. Ma poi, se vengono convocati da sigle e siglette “non allineate” quattro scioperi diversi tra il 21 ottobre e il 25 novembre, di certo non favorendo una risposta in una fase di grande disorientamento e divisioni tra la grande maggioranza dei lavoratori, ti cascano le braccia, constatando purtroppo la sempre maggiore distanza tra ciò che viene fatto e ciò che si dovrebbe fare.
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