Bertinotti: investire nella scuola, mantenendo la gestione statale
“La politica della Moratti è un fallimento: basta nominarla per avere l’espressione della contestazione di tutti gli strati della popolazione scolastica. Dagli studenti agli insegnanti, ai rettori”. Sono parole dure quelle pronunciate da Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, durante il suo giro elettorale nelle Marche, contro la gestione uscente del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Parlando agli studenti universitari e al rettore Giovanni Bugliolo, Bertinotti ha ribadito come uno degli impegni presi dal centro-sinistra in tema di istruzione è quello di mantenere, anzi dove possibile rafforzare, l’attuale assetto di gestione statale. “Scuola e Università – ha spiegato il leader di Rifondazione – costituiscono una delle risorse per l’uscita dell’ Italia dalla crisi. Tra le responsabilità più gravi di questo governo, invece, c’è proprio il fallimento in questi settori strategici”.
A proposito della situazione accademica di Urbino, Bertinotti ha voluto precisare l’impegno preso in sede parlamentare per far passare l’Ateneo sotto l’egida statale: “noi abbiamo voluto mostrare la nostra lealtà nei confronti della scelta che il Parlamento italiano ha fatto di statalizzare l’Università di Urbino per consentirle di avere i fondi necessari per progettare il suo futuro”.
“Decisione – ha aggiunto il segretario – che l’intero Parlamento ha preso e che il Ministro ha invece disatteso clamorosamente”.
Soffermandosi sulla scuola, Bertinotti ha ribadito che una delle priorità del programma dell’Unione è rappresentata proprio “dall’esigenza di investire nella scuola, non solo economicamente, ma anche strategicamente”.
Rivolgendosi ai giovani il segretario ha parlato a lungo della precarietà formativa e lavorativa: “l’Italia è diventato il Paese della precarietà”, ha detto accusando il governo di centro-destra “di aver precarizzato la vita di un’intera generazione”.
E’ nota la posizione di Bertinotti, come di tutta l’area più radicale della sinistra, a proposito delle riforme sulla scuola approvate durante l’ultimo quinquennio di legislatura: il segretario di Rifondazione sostiene che andrebbero abrogate senza tuttavia avere fretta di legiferare un corpo organico di leggi sulla scuola in un breve periodo.
Il leader dell’Unione, Romano Prodi, ha invece di recente ribadito che sulla scuola non servirà usare l’accetta, ma solo modifiche e revisioni ragionate. “Solo in alcuni aspetti – ha ribadito Prodi – andrà radicalmente cambiata”.
Tutti i leader politici dell’Unione sembrano d’accordo su un punto: attivare un’indagine per approfondire lo stato attuale e le esigenze reali della scuola, dando voce ed un ruolo di primo piano a docenti, ricercatori, studenti. “Vogliamo prima di tutto – ha detto Prodi nei giorni scorsi – che gli insegnanti si sentano protagonisti di un progetto culturale: non sono possibili riforme senza che i destinatari ne siano anche protagonisti. Non si fanno buone riforme nonostante gli insegnanti. Ridaremo a loro coraggio, motivazioni e la gioia di svolgere una funzione vitale e apprezzata come merita”.