Il Ministero dell’Istruzione, con la nota 1143 del 17 maggio 2018, ha invitato le istituzioni scolastiche a una riflessione sugli enormi passi avanti fatti in questi ultimi anni in termini di inclusione.
Nel 2013, con la circolare n. 8 del 6 marzo, si introduceva, nel nostro Paese, la definizione di Bes (Bisogno educativo speciale) con l’intento di indurre le scuole ad una maggiore presa in carico anche degli studenti che non fruissero delle tutele della legge 104/1992 o della legge 170/2010, attraverso il riconoscimento del disagio, anche temporaneo, fisico, psicologico o sociale, e la conseguente realizzazione di percorsi nella progettualità educativa e didattica.
Così come segnala la Flc Cgil, in un approfondimento, si riconosce nell’autonomia scolastica, gli strumenti per un nuovo approccio alla personalizzazione dei percorsi di insegnamento-apprendimento.
Una scuola, quindi, meno burocratizzata e più attenta alla riflessione professionale, collegiale e allo sviluppo di percorsi di ricerca-azione.
Nella nota si riconosce che la documentazione sui BES introdotta dalla circolare n. 8 del 6 marzo 2013 ha appesantito il lavoro didattico, anche se l’intento era quello di invitare a una maggiore presa in carico degli studenti per i quali le scuole rilevano delle difficoltà, pur in assenza delle tutele della legge 104/92 e della legge 170/10.
Dunque, per migliorare la situazione, si dà maggiore spazio al ruolo dei presidi, che sono chiamati a realizzare l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa riconoscendo i luoghi essenziali di scelta, partecipazione e condivisione, come gli organi collegiali, e a orientare i docenti verso la semplificazione e l’essenzialità degli strumenti di progettazione e di riflessione, con un utilizzo funzionale dei documenti (verbali e delibere).
Sì ai piani personalizzati didattici
La nota, dilungandosi sui temi di inclusione e autonomia scolastica, trattando la questione dei BES sembrerebbe propenso ad un superamento delle azioni finora compiute, su tutti la predisposizione di piani didattici personalizzati per questi alunni che presentano disagi.
In realtà non è così. Sarà ancora possibile predisporre il PDP per gli alunni BES? Non ci risulta che siano state superate la direttiva ministeriale 27/12/2012 e la Circolare n. 8/2013 riguardante peraltro l’attuazione alla stessa Direttiva precedente.
Quindi niente decreto o atto normativo che muta il processo di lavoro riguardante gli alunni BES.
Piuttosto, la conclusione della stessa nota, rivela proprio la natura stessa e le intenzioni: “Si ritiene, quindi, necessario, in previsione del rinnovo del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, proporre alle SS.LL. di avviare nei collegi docenti, nei dipartimenti disciplinari, nei consigli di classe e di interclasse, una riflessione sull’evoluzione del contesto normativo ed organizzativo della scuola italiana, anche dando impulso a momenti di scambio professionale per la valorizzazione delle competenze e la promozione di attività di ricerca e sperimentazione didattica.
In continuità con il processo di partecipazione già avviato da questo Ministero, le istituzioni scolastiche potranno, attraverso la condivisione della presente nota, operare nell’ottica descritta di semplificazione, ottimizzazione delle procedure e valorizzazione della professionalità docente. Tutto ciò al fine di elaborare curricoli verticali e di assicurare la predisposizione di ambienti di apprendimento coinvolgenti e partecipati oltre che di scelte didattiche efficaci ed ineludibili per far crescere nuove generazioni di cittadini consapevoli, ciascuno con i propri talenti, capacità e competenze, che prendano in carico il cambiamento sostenibile del Paese per un futuro migliore”.
In definitiva, lo scopo della nota è quello di orientare gli insegnanti e le istituzioni scolastiche a non burocratizzare il concetto di inclusione di alunni con bisogni educativi speciali, proprio per fornire un’inclusione completa e più equilibrata.