I lettori ci scrivono

BES: quali risorse?

Il MI pochi giorni addietro a seguito del convegno “Ripensare l’educazione nel XXI secolo” ha coinvolto illustri esperti sulle tematiche legate ai DSA ed alle difficoltà inerenti.

Personalmente sarebbe necessario spostare l’attenzione anche sul problema delle risorse e quale supporto in termini di conoscenza e didattica noi insegnanti possiamo garantire ai nostri alunni.
La legge 170/2010 ha permesso di normare e di inquadrare i DSA in modo diretto e chiaro, inizialmente questo contenitore era vuoto, noi insegnanti lo abbiamo riempito e continuiamo a farlo quotidianamente.

Il problema principale è stata e continua ad essere la formazione dei docenti e l’individuazione precoce dei problemi legati alla letto-scrittura ed alla discalculia al fine di evitare certificazioni tardive con inevitabili conseguenze sul percorso formativo degli alunni.
Tanti docenti si sono trovati ad affrontare delle situazioni difficili pur non avendo adeguata formazione ed a predisporre dei PDP in un contesto completamente nuovo ed in divenire.
Il D.M. del 27 dicembre 2012 introduce il concetto di BES, alunni con “bisogni educativi speciali” che comprende sostanzialmente ed in sintesi tre aree: disabilità, alunni L. 104/92 certificati, è previsto un PEI e l’insegnante di sostegno; disturbi evolutivi specifici, alunni con DSA certificati, è previsto un PDP, anche alunni con deficit di attenzione e iperattività; disturbi legati a fattori socio-economici, linguistici e culturali, alunni con BES ovvero non certificati ma con un bisogno educativo speciale e con la possibilità di un PDP.

La successiva C.M. n. 8 del 6 marzo 2013 estende a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento.
All’interno di una classe quindi, il problema dell’insegnante è di carattere organizzativo, l’insegnante inclusivo è tenuto a gestire la quotidianità e la didattica. Il fatto di predisporre dei PDP non è garanzia di risultato o di didattica personalizzata o individualizzata tout court, né tantomeno di inclusione, perché l’insegnante si ritrova con 25 alunni per classe e diversi PDP da redigere e da applicare e diverse specificità da seguire.

Le classi odierne per la criticità e per la diversificazione dell’insegnamento necessitano una competenza maggiore rispetto al passato ed un supporto in termini di organico dell’autonomia, che potrebbe esserci con un aumento significativo di posti in relazione al fabbisogno territoriale, purché i docenti di potenziamento non vengano utilizzati per le supplenze. Bisogna entrare nell’ordine delle idee che il concetto di insegnamento è mutato seguendo il carattere ed il cambiamento della società.

I docenti lamentano questa difficoltà continua nel loro percorso, non si può delegare sempre alla scuola senza fare scelte di campo, con una visione miope della realtà, potenziando gli organici in supporto alle classi ma di fatto relegando i docenti a colmare i vuoti legislativi ed amministrativi.

Un percorso realmente inclusivo ha bisogno di un disegno ampio che tenga conto di tutte queste criticità, al fine di garantire olisticamente la vera mission della scuola: istruire ed educare.

Gaetano Matina

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