Cade proprio in questi giorni il duecentesimo anniversario della pubblicazione di uno dei libri più conosciuti al mondo.
Parliamo delle “Fiabe” dei fratelli tedeschi Jacob e Wilhelm Grimm, insigni linguisti divenuti però famosi come narratori di fiabe.
Il libro venne pubblicato nel 1812 ed è stato via via tradotto in 160 lingue diverse diventando, insieme con la Bibbia di Lutero, un vero e proprio best-seller internazionale.
In realtà parlare delle “Fiabe dei fratelli Grimm” non è esatto perché i due tedeschi si limitarono in gran parte raccogliere testimonianze orali e ad annotarle.
Come acutamente osserva la germanista Sabria David i Grimm “più che autori, sono cronisti”.
Fiabe famosissime, note ai bambini di tutto il mondo, come per esempio Cappuccetto Rosso e Biancaneve, facevano parte da molto tempo della tradizione orale e della narrativa popolare e i fratelli Grimm ebbero l’intuizione di scriverle, annotarle e raccoglierle accuratamente.
Intuizione talmente geniale che nel 2005 l’Unesco ha deciso di ascrivere la raccolta di fiabe nel “Registro della Memoria del Mondo”.
I due tedeschi impiegarono diversi anni a raccogliere le fiabe facendo sole raccontare da vere e proprie “narratrici di fiabe”, come per esempio Dorothea Viehmann che fin da piccola era stata abituata ad ascoltare nell’osteria di suo padre le storie raccontate dagli operai di passaggio, dagli artigiani e dai viaggiatori.
Ancora oggi brani e stralci delle fiabe raccolte dai Fratelli Grimm sono presenti in quasi tutti i libri di testo per la scuola primaria, segno evidente che il lavoro accurato e meticoloso dei due tedeschi non è stato affatto inutile.
Per non parlare delle innumerevoli trasposizioni cinematografiche, a partire da quelle celeberrime di Walt Disney che ancora oggi, nell’epoca dei tablet e degli Ipad, tengono inchiodati i bambini davanti allo schermo.
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