Il bacio del principe alla Bella addormentata è stato un atto di violenza perché la ragazza dormiva e non poteva essere consenziente!
Quindi, la fiaba del fratelli Grimm, “Biancaneve e i Sette nani” va censurata e comunque non raccontata ai bambini che ne potrebbero trarre un cattivo esempio. In altre parole: i maschietti soprattutto potrebbero diventare, seguendo l’esempio del principino, perfino stupratori.
E la notizia si diffonde in un baleno, investendo social e perfino giornali quotati che martellano, ci fanno editoriali, facendola rimbalzare dovunque.
Perfino penne raffinate ricamano sulla recensione che due oscure (con tutto il rispetto) giornaliste fanno della nuova attrazione di Disneyland dedicata a Biancaneve.
Perché alla fine di questo si è trattato. Due signore, di un quotidiano di San Francisco, neanche noto e neanche importante e forse mai citato dalla stampa perfino americana, scrivono la loro opinione, asserendo appunto che quel bacio è stato rubato alla ragazza, perché dormiva e non poteva condiscendere, e che dunque, e per conseguenza logica, il principe più che Azzurro sembra un principe Nero il quale, se proprio non la violenta, ci sta mettendo i mezzi.
E siccome l’argomento è succulento, nel piatto ricco mi ci ficco, cosicché una opinione, sulla cui legittimità non discutiamo, diventa di dominio universale, ribalzando da costa a costa e da continente a continente, fino a farne un caso giornalistico.
Di altro non c’è nulla! Né un movimento di opinione, né l’uscita estemporanea di qualche psicologo illustre, né una campagna antiviolenza o cose del genere.
Una semplice opinione che diventa un polverone: il motivo?
Secondo Wired, che ha esaminato a fondo la faccenda, andando alla fonte, colpa dei richiami sireneschi dei like, cosicché una notizia, che è non-notizia, diventa un tornado e anche i giornali più prestigiosi cadono nella trappola, anche perché nessuno di loro si è curato di verificare la fonte: da chi e come sia venuta, quando, su che basi e da dove.
Non entriamo nelle disquisizioni sociologiche secondo cui queste esagerazioni giornalistiche servono per fomentare l’indignazione e dunque il populismo, diciamo solo che la stampa talvolta prende abbagli, in buona o cattiva fede, e soprattutto quando si tratta di notizie simili, tanto incredibili quanto infondate, che però scuotono l’opinione pubblica e fanno fluire fiumi di inchiostro (si sarebbe detto un tempo) e pure milioni di like e di clic.
Ma è la stampa, bellezza!
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