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Bianchi: “130 mln per palestre e mense”. E l’organico di motoria?

“Il docente è non solo chi insegna ma è l’adulto di riferimento: dobbiamo immaginare una scuola diversa altrimenti il tempo pieno è solo l’espansione di una scuola che ha i limiti di oggi: non va bene”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla tavola rotonda La scuola dell’inclusione promossa dalla Flc Cgil, al termine della quale il Ministro ha anche lanciato la proposta degli Stati generali della scuola e di un anno Costituente che permetta di ripensare il modello di scuola e il suo apparato, come abbiamo riferito precedentemente. Il cambiamento parta dalla scuola primaria, sostiene il Ministro, e dal tempo scuola.

Tempo scuola

Sull’incremento del tempo scuola, il ministro chiarisce la propria posizione: “Sì al tempo pieno, ma quel tempo venga speso in maniera diversa. Metteremo 130 milioni per palestre e mense, che sono il perno della scuola: ho tirato fuori le risorse, come fossi un minatore, oltre 1 miliardo è per la sicurezza degli istituti. Bisogna mettere lo sport alla primaria, è chiaro, significa conoscenza del proprio corpo”.

Il problema delle palestre, delle mense, dei nidi, infatti, sono tra i temi principali affrontati nell’ambito del Pnrr.

Quanto ai nidi, i dati contenuti nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) in discussione al Senato oggi, mostrano una estrema carenza di servizi per l’infanzia, tutta italiana, per la quale il Pnrr si pone l’obiettivo di creare 228 mila nuovi posti, laddove, ad oggi, 1 bambino (0-2 anni) ogni 4 trova posto nei nidi; 3 su 4 no.

I dati sulle palestre

Secondo i dati dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica il 17,1 per cento delle scuole del primo ciclo non dispone di palestre o strutture sportive. Percentuale che sale al 23,4 per cento nelle regioni del sud.

Più palestre ma senza organico docenti specializzato?

La questione palestre, tuttavia, non può essere slegata dalla questione dell’organico da destinare all’educazione motoria. Come spiega il nostro direttore Alessandro Giuliani, infatti, non si capisce perché l’educazione motoria e sportiva debba continuare ad essere affidata a iniziative nazionali e territoriali più o meno spontanee, legate alla volontà di ogni singola scuola, piuttosto che a docenti specializzati, anche nella scuola primaria.

Carla Virzì

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