Internet ci ha cambiato la vita. E rischia di travolgerla. La scuola serve a tenere la bussola nella giusta direzione, a non affogare nel mare di informazioni e dei social. È questo il senso dell’intervento del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi nel corso del IV Forum Internazionale del Gran Sasso, promosso dalla diocesi di Teramo-Atri in collaborazione, tra gli altri, con il ministero dell’Università e Ricerca e con il ministero degli Affari esteri e Cooperazione internazionale.
Secondo il numero uno del dicastero di Viale Trastevere, “nell’epoca di internet c’è ancora posto per la scuola, certamente non più della scuola che viveva di nozioni, di informazioni. Noi oggi siamo affogati di informazioni, travolti da informazioni Non a caso si usa la metafora del ‘si naviga su internet’ la contrometafora è ‘si naufraga su internet’: io vedo la quantità di gente che è naufragata su internet”.
Bianchi ha specificato che chi è stato sopraffatto dal web è “gente che ha confuso la comunity di Facebook con la propria comunità, che ha confuso gli amici di Facebook con quelli che ti sollevano quando hai bisogno”.
Per questo, ha sottolineato il ministro, “bisogna tornare ai valori essenziali, bisogna tornare all’idea di chi si fa samaritano e di chi ha bisogno del samaritano. La scuola diventa la scuola di capacità critica, diventa il luogo in cui trasmettiamo ad ognuno la capacità non solo di difendersi dal rumore continuo di questa valanga di informazioni che non sono informazioni, ma che è capace di trovare il proprio percorso anche nel mare tumultuoso della vita di oggi”.
Un’aula scolastica, dunque, per il ministro dell’Istruzione “deve essere il luogo in cui una comunità esalta il proprio valore di solidarietà, la scuola come scuola di carità come direbbe monsignore”.
In conclusione, per il titolare del Mi “la scuola non è un accessorio infrastrutturale della società: la scuola deve essere e deve tornare ad essere il perno pulsante della società, quello in cui i padri e le madri assegnano ai proprio figli i propri valori, cosa che mette in discussione i padri e le madri”.
I genitori, invece, mettono sempre più spesso in discussione la scuola e i suoi insegnanti: un atteggiamento che allunga, anziché accorciare, le distanze tra l’istituzione scolastica e le famiglie degli alunni.
Per questo, ha concluso Bianchi, la scuola “deve essere il luogo dove la società propone ai propri figli i propri valori essenziali. La scuola deve essere il centro di una comunità”.
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