Un ragazzo in difficoltà in età di scuola dell’obbligo va aiutato. E se è rischio dispersione non va pungolato e “messo in croce”, nemmeno bocciato se poi il prezzo da pagare è il suo addio alla scuola. È questo il senso del concetto espresso dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, durante un intervento tenuto durante il web talk “Che cosa serve alla scuola: priorità imprescindibili” promosso da Vita e dalla rete Educazioni. Una posizione alla don Lorenzo Milani, fautore della scuola per tutti senza lasciare mai indietro nessuno, soprattutto gli esclusi e gli emarginati.
“Il divario sulla dispersione scolastica è inaccettabile ma – ha detto Bianchi – c’è anche un altro divario. La nostra scuola non è rigorosa perchè boccia troppo poco? No, la scuola ti mette la croce” se non vai bene “e ti fa disperdere, ti fa scomparire dall’orizzonte”.
Il concetto espresso dal numero uno del dicastero di Viale Trastevere appare semplice: la scuola dell’obbligo è prima di tutto quello che fa conseguire risultati ai nostri giovani.
“No, la scuola dell’obbligo è obbligo anche per lo Stato, per la società, per tutti i nostri figli ad avere un risultato nella vita e sentirsi parte della società”, ha sottolineato il ministro.
Da questo punto di vista i fondi del Recovery plan sono importantissimi:” il Pnrr va preso, va fatto fino in fondo, non faremo un ritardo di un minuto che è un minuto, ma sono strumenti. La scuola è lo specchio di una società e se noi vogliamo una società democratica bisogna che tutti siano in condizione di avere le stesse opportunità sul territorio, e c’è un enorme problema del sud, e dall’altra parte occorre che ritroviamo in questo paese il senso che la scuola non è un accessorio della vita ma è l’elemento portante di una dinamica sociale che non può lasciare indietro nessuno”.
“Sono convinto che ci voglia l’eccellenza – ha aggiunto il ministro – però l’eccellenza parte dando a tutti le stesse opportunità. E allora non avremo un’eccellenza, ne avremo tante”.
A proposito dei fondi del Pnrr, “, Bianchi ha ricordato che serviranno anche a colmare i divari di apprendimento tra Nord e Sud. E gli enti locali dovranno per forza di cose la loro parte.
“Non voglio arrivare ad esercitare i poteri sostituitivi” previsti se non si rispettano i tempi degli investimenti, ma “comuni, province e regioni devono lavorare fin da subito: qua parte proprio un problema di organizzazione dello stato, c’è una grande operazione amministrativa da fare”.
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