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Bianchi: “Con quanta volontà possa metterci, io la guerra in Ucraina non la capisco”

“Non è possibile che in ogni momento pubblico di cui disponiamo non respingiamo con tutta la nostra forza l’uso delle armi. Questo deve essere il segno chiaro per tutti noi: l’Italia ripudia la guerra. Stop. Il resto è un’altra cosa”. Così il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi alla cerimonia di inaugurazione dell’aula intitolata alla memoria di Sergio Secci, all’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna Dipartimento delle Arti, lo studente di 24 anni laureato al Dams morto nella strage alla stazione di Bologna del 1980.

Sul tema della paceLa Tecnica della Scuola ha organizzato un nuovo evento dedicato all’Educazione civica, per rilanciare l’articolo 11 della nostra Costituzione, a seguito dei drammatici episodi di guerra in Ucraina. Protagoniste dell’appuntamento (diretta mercoledì 2 marzo ore 11) sono le stesse scuole, dalla quinta primaria in su. Ogni dettaglio sull’iniziativa a questo LINK:

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“Il nostro dovere – ha sottolineato Bianchi – è dare canali di espressione e partecipazione. Mi domando a che cosa serve la scuola in epoca di internet, oggi siamo travolti di informazioni e allora la scuola riprende il suo valore fondante: permette di usare gli strumenti del tempo. Perché oggi il rischio è di essere usati dagli strumenti del tempo. Bisogna permettere ai nostri bambini di usare gli strumenti e di non essere usati dagli strumenti, di non essere dipendenti”.

E continua: “Poi la scuola deve aiutare a comprendere, nel senso letterale del termine. Bisogna abituarsi umilmente a comprendere, cioè a tenere insieme, perché ci sono delle cose che non si capiscono. Con quanta volontà possa metterci, io la guerra in Ucraina non la capisco. Bisogna comprenderla, bisogna tenerla insieme con altre cose, altre situazioni, con altre speranze”.

“I nostri bambini – ha concluso – devono imparare a comprendere e comprendere vuol dire comprendere anche l’altro, mettersi nei panni dell’altro, panni scomodi e stretti dell’altro. E dall’altra parte la scuola serve a fare comunità. La base della nostra democrazia sono i diritti e la solidarietà”.

Carla Virzì

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