Sono oltre 4 milioni gli alunni che lunedì 13 settembre torneranno a scuola: quelli di Lazio, Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Umbria, Veneto, Valle d’Aosta e Trentino, e si sommano ai 90 mila rientrati in classe in Alto Adige il 6 settembre scorso. Poi toccherà agli altri.
Ma come si arriva all’appuntamento? Sulle modalità di rientro non c’è concordanza.
Sabato 11 settembre, intervenendo alla Festa dell’Unità a Bologna, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha detto che “la scuola è aperta e in presenza: è un impegno di tutto il Governo. Un impegno preso con il decreto del 6 agosto scorso e lo facciamo per la salute psicofisica dei ragazzi”.
Intanto, però, giungono notizie di dirigenti scolastici delle superiori che hanno concordato col Consiglio d’Istituto la decisione di ripartire con una parte degli studenti a casa a fare didattica a distanza: la decisione di tornare alla DaD era evidentemente proprio indispensabile, considerando anche la caduta del metro do distanziamento minimo tra gli alunni previsto invece l’anno scolastico passato.
Uno degli istituti in queste condizioni è il Tecnico commerciale statale di Casalecchio di Reno ‘Gaetano Salvemini‘: la scuola, sulla quale nel 1990 si schiantò un aereo, ha comunicato ai genitori degli alunni che da lunedì la scuola riaprirà con una parte degli studenti in didattica a distanza. La notizia è stata resa nota dalla Cgil, che si dice “stupita”.
Anche perché la decisione non deriva dal Covid, ma per un numero di iscrizioni superiore alle previsioni e alla capienza dell’istituto: una circostanza che, secondo la Cgil, era “ampiamente conosciuta da mesi e non risolta nei tempi previsti dell’apertura scolastica”.
Per il Ministero sono eccezioni. Nel frattempo, ha aggiunto il ministro Patrizio Bianchi, “siamo al 93% del personale scolastico vaccinato, con una prova di responsabilità che non ha dato nessun altro settore in Italia e siamo a quel livello anche con i ragazzi. La scuola ha reagito in un modo che sta dando insegnamento a tutto il Paese”.
L’alta percentuale dei docenti vaccinati non è un dato da poco, perché secondo l’Istituto Superiore della Sanità è “forte” la riduzione del rischio di infezione da Covid nelle persone completamente vaccinate rispetto a quelle non vaccinate: 77% per la diagnosi, 93% per l’ospedalizzazione, 96% per i ricoveri in terapia intensiva e per i decessi.
Bianchi ha anche tenuto a dire che si riparte dopo che “abbiamo avviato il concorso straordinario e quest’anno per la prima volta gli incarichi annuali sono stati conferiti a settembre e non in ottobre”. Nei giorni scorsi, il ministro era stato ancora più entusiasta, sostenendo che mai era accaduto, dal dopoguerra, che tutti i docenti fossero al loro posto con l’inizio della scuola.
La partita sulle supplenze annuali, però, si sta rivelando tutt’altro che conclusa, soprattutto a seguito dei problemi che stanno creando le Gps e l’algoritmo di gestione.
Ne sanno qualcosa i presidi, che continuano ad esprimere le loro ansie e parlano di avvio della scuola navigando al buio.
Diversi sono i casi di docenti che dicono di avere perso la supplenza per essere stati scavalcati. “A causa di procedure non comprensibili e di un algoritmo di cui non si conosce il funzionamento e quindi non è controllabile – scrive alla nostra redazione una docente della scuola primaria Roma – i precari si sono visti privare dell’assegnazione di supplenze assegnate a docenti che occupano una posizione di graduatoria inferiore”.
“Sono stati lesi tutti i diritti acquisiti negli anni, ignorati i tutti i titoli di merito, sono stati commessi errori macroscopici come per esempio l’assegnazione di cattedre che poi si sono rivelate inesistenti presso le scuole, titoli di preferenza confusi con le riserve ed altro ancora”, conclude l’insegnante.
A sentire i partiti di governo, si tratta di situazione marginali. Anche per il Pd, quello che conta è il ritorno in classe degli alunni.
La responsabile nazionale scuola Manuela Ghizzoni ha incontrato i responsabili scuola del Pd, provenienti da tante città, con un nutrito gruppo di parlamentari, assessori, e responsabili territoriali: l’obiettivo comune, è stato detto, è far tornare tutti i ragazzi in classe in sicurezza con i fondi stanziati dal Pnrr.
Il sottosegretario di Stato al ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, ostenta una certa tranquillità: rispetto all’anno scorso, “la circolazione del virus è fortemente limitata. La scuola parte in sicurezza, i docenti, non dico tutti, ma pressoché la totalità sono vaccinati. Vi è un vaccino disponibile sopra i 12 anni con un’ottima adesione da parte della popolazione”.
Sileri parla anche di “uso spregiudicato, intendo dire nel senso buono della parola, anche della diagnostica, inclusi i tamponi salivari che sono forse il metodo migliore per fare una diagnosi ai nostri figli sotto i 12 anni dove è più difficile fare un tampone, che un test salivare”.
I test salivari, però, saranno limitati a 110 mila alunni al mese: un numero davvero irrisorio, se si pensa che gli alunni coinvolti sono più di quattro milioni.
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