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Bianchi difende il ritorno a scuola a gennaio col record di casi Covid: tanta gioia ed esempio per tutti, ora la riforma

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“A gennaio molti volevano tenere chiuse le scuole abbiamo fatto bene, anche testardamente, a riaprire”: si dice convinto di avere fatto bene a riaprire la scuola in presenza il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, quando, nelle settimane dopo le ultime festività natalizie, il Governo ha deciso di riprendere le attività didattiche in classe mentre il Covid faceva registrare un numero di casi record. Dicendo ‘no’ al folto numero di contrari, tra cui oltre 2mila dirigenti scolastici che in quei giorni si sono ritrovati alle prese con miriadi di problemi. Senza dimenticare il boom di assenti a scuola, che tra gli alunni ha superato il milione e tra gli insegnanti quota 200mila, con 65mila classi finite in didattica mista, mentre i contagi quotidiani si attestava suo 200mila casi al giorno.

Impegnati a diffondere buone pratiche

Parlando a Sky, Bianchi ha ringraziato “tutta la scuola di Vo’”, perché “è stata di riferimento e di esempio in tutta Italia. Quando abbiamo voluto riaprire e tanti erano contrari, abbiamo riscoperto la gioia della nostra scuola in presenza”.

Il titolare del dicastero dell’Istruzione ha quindi detto che “la scuola è il battito della comunità lo abbiamo detto dal terremoto del 2012. I Patti educativi di comunità costruiscono intorno alle scuole una rete per farla ritornare al centro. L’impegno che ci prendiamo è di diffondere le buone pratiche che non si sono mai fermate, neanche durante la pandemia”.

Agli studenti: li ascolto, ragioniamo

Il ministro ha quindi risposto agli studenti, che dagli Stati generali di Roma gli hanno chiesto di passare ai fatti, perché non gli basta più essere solo ascoltati.

“Io sto ascoltando da tempo i ragazzi – ha spiegato Bianchi – , ci sono state le elezioni e un milione e seicentomila ragazzi hanno votato per le Consulte, non sono stato incapace di ascoltare. Certo, i ragazzi sono milioni e hanno diversi modi di parlare e agire”.

Poi, il responsabile dell’Istruzione italiana ha detto di avere attivato “dei tavoli di lavoro con i ragazzi delle Consulte” studentesche: “oggi uno ha terminato il suo lavoro. Ho già ascoltato alcune associazioni, domani sento il Forum”.

“Ieri – ha continuato – ci sono stati gli Stati generali, sono pronto a ragionare su una riforma più grande della scuola: con il Pnrr stiamo mettendo mano alla riforma delle scuole professionali e tecniche”.

Sul Pcto: non è formazione professionale

Sulle esperienze in azienda degli studenti ha tenuto a ricordare che gli incidenti mortali che hanno riguardato due studenti nell’ultimo mese non riguardavano i Pcto.

“Ricordo – ha tenuto a dire Bianchi – che l’Alternanza scuola lavoro non c’è più, oggi ci sono i Percorsi di orientamento e la formazione professionale fatta dalle Regioni finanziati dai fondi europei. È giusto affrontare tutti i temi della scuola, sono pronto a farlo. La sicurezza certamente deve essere di più ma bisogna distinguere tra formazione e orientamento”, ha detto ancora il ministro ribadendo un concetto espresso già qualche giorno prima.

“Le due tragedie avvenute – ha concluso Bianchi riferendosi ai due giovani Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci – riguardano la formazione professionale, l’orientamento che viene fatto dalle scuole è invece un pezzo di scuola. Apriamo insieme il cantiere della scuola, ragioniamo insieme”.

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