Cambiare la scuola media e il dopo-diploma: è il senso dell’intervento tenuto mercoledì 23 marzo dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in audizione in Commissione Lavoro al Senato.
“Le scuole medie sono segnate da una eccessiva disciplinarizzazione, e dobbiamo agire sulla media unificata”, ha detto il titolare del dicastero dell’Istruzione commentando l’indagine conoscitiva sui canali di ingresso nel mondo del lavoro e sulla formazione professionale dei giovani,
Di fatto, il ministro ha confermato la posizione espressa qualche giorno prima e facendo intendere che questo Governo ha intenzione di presentare sul tema un progetto di legge per farlo esaminare da Camera e Sanato.
Il ministro ha aggiunto che intorno ai 16 anni di età degli studenti “abbiamo il massimo di dispersione: dobbiamo portare i ragazzi ad una qualifica altrimenti o si disperdono (circa il 14% ndr) o hanno livelli retributivi bassissimi”.
Riferendosi alla formazione professionale – quella frequentata di due sfortunatissimi studenti Lorenzo e Giuseppe che alcune settimane fa hanno perso la vita nel corso di uno stage – Bianchi ha ricordato che “è materia che viene normata Regione per Regione, anche se sentiamo tutti il bisogno di cornici che regolino il tema in tutto il territorio nazionale. Sono rapporti non di lavoro, anche se si parla di tirocini”.
Il ministro ha quindi parlato di apprendistati, che sono rapporti di lavoro: ha specificato che bisogna “ragionare di più su cosa avviene una volta che un ragazzo si è diplomato”.
I dati risalenti al 2019 (non ce ne sono di più recenti causa Covid) restituiscono “una situazione che desta preoccupazione”: su 100 diplomati, il 51% ottiene un rapporto a tempo determinato, il 10% di apprendistato, un altro 10% intermittente; i tirocini sono l’ 8,8%, i contratti di collaborazione il 3%, a tempo indeterminato il 3,4% “e questo mi inquieta”.
Bianchi ha aggiunto che è forte la divergenza territoriale: usciti da scuola, mentre oltre la metà trova lavoro al nord, al sud la percentuale è meno del 30%. Anche la durata dei contratti fa pensare: per il 25% è tra 1 e 3 mesi, per il18% tra 3 e 6 mesi, per il 15% tra 8 e 30 giorni: “sono contratti molto brevi e a tempo determinato. Il tema è come riusciamo a guidare il lavoro dopo il diploma; va potenziato l’istituto dell’apprendistato”.
Infine, il numero uno del ministero dell’Istruzione ha detto che gli Its sono “l’altro grande investimento che stiamo facendo: i dati sono contraddittori, abbiamo un numero consistente di Its, sono 117 con 713 corsi e gli iscritti sono aumentati: sono 18 mila, con quasi il 90% di persone che trovano lavoro. Stiamo facendo una riforma degli Its e dei tecnici professionali, la prima è all’esame del Senato in fase di conclusione”. L’obiettivo è che i numeri di chi frequenta possano raddoppiare in tre anni.
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