Patrizio Bianchi, il ministro uscente dell’Istruzione nel governo Draghi, scrive sul Sole 24 ore un articolo nel quale enumera tutte le iniziative che ha intrapreso, a cominciare dalla riapertura della scuola in presenza dopo la pandemia e l’avvio, col Pnrr, di un piano di riforme “senza precedenti” per “una scuola aperta, inclusiva e solidale, affettuosa, come vuole la nostra Costituzione”.
E poi continua: “Un vivere insieme realizzato anche con il programma Scuola d’estate, che ha costituito un prezioso laboratorio di esperienze e sperimentazioni. Un modello più aperto alla partecipazione, meno vincolato a classi e curricula, che abbiamo iniziato a mettere a sistema, contrastando la narrazione di chi sostiene che la nostra scuola resti sempre la stessa”.
E poi, “La riforma degli Its ha tolto la formazione tecnica superiore dalla quasi clandestinità in cui era nascosta da anni. Ora di Its si parla e cresce l’interesse di ragazzi, famiglie, imprese. Gli Its sono la principale risposta al bisogno di ampliare l’offerta formativa per studentesse e studenti e dare loro le competenze per affrontare lo straordinario cambiamento dei sistemi produttivi che viviamo. I laboratori degli Its, che stiamo per finanziare con un importante intervento, devono trasformarsi in poli territoriali in cui non solo formare giovani, ma anche rigenerare le conoscenze degli adulti.
Poli cui possano aderire, in primo luogo, gli Istituti tecnici e professionali, potenziati con la riforma di recente approvata che consente maggiore flessibilità nella didattica e più aderenza alle vocazioni del territorio.
Its, istituti tecnici e professionali, Cpia, orientamento non sono spezzoni di riforma, ma una strategia unitaria e integrata che restituisce dignità alla scuola tecnica e risponde ai bisogni del Paese e dei nostri giovani.
Le riforme, tutte realizzate nei tempi stabiliti, camminano insieme a investimenti senza precedenti: oltre 12 miliardi in infrastrutture e più di 5 per potenziare le competenze. Abbiamo rispettato ogni scadenza grazie all’impegno del ministero e alla stretta collaborazione con territori ed enti locali. Le risorse per le infrastrutture significano nuove scuole – sicure e inclusive secondo le linee guida che ci hanno aiutato a scrivere grandi architetti e pedagogisti –, mense, palestre e soprattutto asili nido e scuole per l’infanzia, per contrastare le disuguaglianze sociali e territoriali e sostenere il lavoro delle donne.
Alle nostre scuole stanno arrivando le risorse per trasformare oltre 100mila classi in ambienti di apprendimento innovativi e per contrastare la dispersione scolastica, con interventi mirati destinati agli istituti che hanno registrato i più alti tassi di fragilità degli apprendimenti.
La scuola inclusiva che vogliamo è una comunità fondata sulla solidarietà e sul rispetto, che non lascia indietro nessuno e punta a colmare le crescenti disuguaglianze sociali. Per questo la riforma dell’organizzazione della scuola, che il prossimo governo dovrà completare, diviene cruciale per aumentare autonomie e flessibilità organizzative e affrontare problematiche di territori sempre più complessi e articolati.
Per tutti i nostri investimenti abbiamo sempre assegnato una quota di almeno il 40% al Sud, con l’obiettivo di contribuire a ricucire il nostro Paese.
Dopo anni di rinvii, abbiamo approvato la riforma della formazione e delle modalità di assunzione degli insegnanti: un quadro di regole certe per chi vuole diventare docente, concorsi annuali e un percorso di formazione continua lungo tutto l’arco della vita professionale. Abbiamo avviato procedure concorsuali da troppo tempo ferme, resistendo alle pressioni per agire con stabilizzazioni generalizzate ope legis. Le assunzioni realizzate e l’impegno ad assumere 70mila insegnanti con le nuove procedure sono impegni previsti dal Pnrr, così come quello di mantenere lo stesso numero di docenti fino al 2026, che risponde al bisogno di ridurre in tutto il Paese la numerosità degli allievi per classe ed evitare che la caduta demografica porti a chiusure nelle zone marginali e periferiche, perché quando chiude una scuola si avvia la desertificazione di un’intera area”.
E conclude: “Affidiamo al nuovo governo un quadro di riforme e di investimenti, una strategia pienamente operativa per l’innovazione e valorizzazione della nostra scuola, che va conosciuta e apprezzata di più di quanto distrattamente si compia in un Paese, che finora non ha ancora pienamente colto come educazione, crescita e eguaglianza siano i veri perni di uno sviluppo duraturo e democratico”.
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