Patrizio Bianchi, ex ministro dell'Istruzione
L’insegnamento è una professione che non va intrapresa in mancanza di alternative lavorative, ma decisa consapevolmente prima del termine dell’Università: è questa una delle opportunità che ha portato alla realizzazione della bozza del decreto del nuovo reclutamento, approvata il 21 aprile dal CdM ed ora in procinto di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale. A farlo intendere è stato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi durante un intervento alla trasmissione ‘Timeline’, su Sky Tg24.
Bianchi ha sottolineato che “in tutti i Paesi la formazione degli insegnanti è un elemento importantissimo della qualità della scuola”.
“Noi – ha continuato – abbiamo stabilito che i 60 crediti si può cominciare ad averli anche prima della laurea magistrale: se un ragazzo ha deciso di fare l’insegnante lo può scegliere già da prima ed anche entro la laurea“.
Il ministro dell’Istruzione dissente con chi dice che il decreto di riforma rende il percorso più complesso: “Abbiamo operato per accorciare al massimo questo che non è un percorso ad ostacoli ma è un percorso di accompagnamento della professione che richiede preparazione e formazione”.
Il responsabile del dicastero bianco in Viale Trastevere si dice, almeno a parole, disposto a cambiare il testo sul nuovo reclutamento: dopo avere ricordato che “la materia è complessa”, Bianchi ha detto che “è giusto che vi sia anche una riflessione e un dibattito”.
Quindi ha inviato un messaggio ai tanti, ad iniziare dai sindacati, ma pure in Parlamento, che hanno contestato il metodo e il merito della riforma approvata in CdM.
Bianchi infatti ha infatti tenuto a dire che “abbiamo davanti 60 giorni di dibattito Parlamentare: sarà il momento per fare tutti gli approfondimenti”, ha concluso quindi lasciando la porta del dialogo decisamente aperta.
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