Intervenuto a Radio 24, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha toccato gli argomenti del momento come la Maturità, il decreto 36 e la vicenda di Cloe Bianco:
“Abbiamo riportato poco alla volta i nostri ragazzi verso la normalità che è stata quasi raggiunta quest’anno con uno scritto nazionale, la seconda prova che è stata affidata alle commissioni locali in quanto conoscono di più la realtà che è stata vissuta e un orale che ha questa funzione di raccogliere le sintesi però tenendo conto anche del percorso fatto in questi anni, cioè del curriculum.
Questa è la forma di quest’anno, dopodichè sempre in questo cammino verso la normalità, siamo indirizzati a ritornare a una forma come abbiamo conosciuto in passato, però faremo tesoro anche di quest’anno.
Le tracce? “Abbiamo coscienza che sono stati momenti difficili e sono tracce che invitano molto al ragionamento quindi invito i ragazzi, quando vedranno le tracce, a fermarsi un attimo, ragionarci su e ragionare anche sul loro vissuto, hanno tutto il tempo per svolgerlo e sicuramente avranno le condizioni ambientali, la vicinanza dei loro compagni e dei professori”.
“Quando a settembre abbiamo deciso di tornare a scuola, erano molti coloro che ci dicevano “non ce la farete mai”. Invece abbiamo visto che abbiamo fatto un anno in classe e abbiamo riportato i ragazzi insieme fra di loro. Lo abbiamo fatto con le massime attenzioni. Abbiamo tenuto la mascherina fino all’8 giugno quando erano in classe milioni di ragazzi, poi col ministro Speranza e il presidente dell’Iss Brusaferro, abbiamo ritenuto che, essendo ragazzi grandi e vaccinati e in un numero limitato, si potesse fare un passaggio ulteriore”.
“Da subito il Ministero ha aperto un’inchiesta profonda, domandando all’Usr del Veneto e coinvolgendo le scuole in cui è stata. Si possono fare dei percorsi diversi che non portino all’esito tragico di Cloe. Per me la scuola è aperta, affettuosa e inclusiva per tutti”.
“Il vero problema del paese è che tra il 2021 e il 2031 noi perdiamo 1 milione e 400mila bambini, cioè si arriverà a un’emergenza nazionale. I concorsi, la carta del docente stanno dentro una trasformazione di cui dobbiamo renderci conto. Il rischio è che in molte parti del nostro paese non riusciamo a fare le prime (nelle aree interne del paese). La riduzione dal 2027 il taglio dei 10mila è una riduzione molto contenuta (130mila se dovessimo seguire il taglio demografico)”.
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