Su come gestire il caro energia, dai rappresentanti del Governo continuano ad arrivare messaggi chiari: le scuole non pagheranno dazio. Prima è stato il Consiglio dei ministri a decidere che le misure di risparmio dei consumi negli edifici dello Stato o delle Regioni verranno decise in autonomia dalle singole amministrazioni. A seguire è toccato al ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, escludere in modo categorico che le questioni legate al caro energia siano “un tema proprio della scuola”.
Il ministro nega
Parlando a Valdobbiadene, in Provincia di Treviso, il numero uno del dicastero bianco ha ribadito il concetto rispondendo ad una domanda sull’ipotesi di settimana corta sollevata al fine di contenere le spese energetiche.
“Questo è un tema generale e la scuola – ha sottolineato Patrizio Bianchi – è l’ultima a dovere prendere sulle proprie spalle i problemi generali”.
La missiva a Draghi
Il problema, però, esiste. Ed è tangibile. Un campanello d’allarme è arrivato, nella giornata del 2 settembre, dal presidente della Provincia di Lodi, Fabrizio Santantonio, che ha deciso di scrivere al presidente del Consiglio Mario Draghi, comunicando il rischio di non poter sostenere i costi per riscaldamento e illuminazione delle scuole superiori dalla prossima riapertura delle lezioni.
Costi troppo alti per riscaldare e illuminare le scuole
“Le scrivo – ha scritto il presidente della Provincia – per rappresentarle la condizione di grave disagio finanziario in cui la Provincia di Lodi, analogamente a quanto accade a tutte le 107 Province d’Italia, versa a causa del clamoroso incremento dei costi per i consumi di energia e del vistoso calo del gettito dei tributi di competenza provinciale: un disagio che comporta il rischio, sempre più concreto, di non riuscire a sostenere dal prossimo autunno le spese per riscaldamento e illuminazione delle scuole superiori, lasciando quindi al freddo e al buio studenti, insegnanti e personale scolastico. O, in alternativa, di lasciare le scuole chiuse“.
Il responsabile della Provincia di Lodi ha quindi rimarcato che il “profondo deficit di risorse correnti” non possono non avere “immediato riflesso su quella che può essere considerata la principale funzione e responsabilità delle Province: la gestione ed il mantenimento degli edifici di scuola superiore”.
La DaD non la vogliono più nemmeno i prof, ma…
La questione, quindi, appare più complessa di quello che vorrebbe far pensare il Governo. Nessuno, certamente, vuole tornare alla DaD, docenti compresi: anche attraverso il sondaggio realizzato dalla Tecnica della Scuola, gli insegnanti hanno detto di essere in maggioranza d’accordo con la decisione del ministero dell’Istruzione di negare la didattica a distanza anche agli alunni positivi al Covid.
Il problema, però, è che se non si troverà una soluzione all’impossibilità per gli enti locali (per le scuole medie e del primo ciclo i responsabili sono i Comuni) di fare fronte all’innalzamento delle spese per le bollette elettriche e del gas, allora davvero per gli istituti scolastici potrebbero scattare delle limitazioni di aperture. E a quel punto anche la DaD potrebbe essere ripescata. E riapprezzata.