I precari hanno poco da protestare e i sindacati da scioperare: nella scuola non si sono fatte mai così tante assunzioni come negli anni del Governo Draghi. È questo il concetto espresso dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il 31 maggio, durante l’incontro al Liceo D’Azeglio anteprima del Festival dell’Economia.
“L’anno scorso abbiamo assunto 57.100 insegnanti, quest’anno 63.000 e 70.000 entro il 2024. Questo governo sta facendo un numero di assunzioni mai fatte prima”, ha tenuto a dire Bianchi con un certo orgoglio.
Se ci si limita ad una sola estate, tuttavia, c’è un precedente, anche abbastanza recente, di un numero di assunzioni di docenti ancora più alto: quello del primo anno di assunzioni previste dalla Legge 107 del 2015, quando furono autorizzate circa 100mila immissioni in ruolo (addirittura, nella prima versione della Buona Scuola erano 150mila le immissioni in ruolo di attuare in una sola estate): di fatto, poi, ne furono realizzate (utilizzando per le destinazioni anche il discusso algoritmo ministeriale) tra le 80mila e le 90mila. E rimane quello l’anno del record delle immissioni in ruolo.
Perché è vero che una cifra addirittura superiore di assunzioni a tempo indeterminato, 112mila, fu autorizzata la scorsa estate, ma poi meno della metà sono andate in porto.
Bianchi è quindi tornato confermare un concetto espresso già il giorno prima, rispondendo così anche a chi dice che lo sciopero superiore al 15% di adesioni potrebbe frenare l’approvazione del DL 36 presto in discussione al Senato.
Secondo il ministro, oggi “non si toglie niente alla scuola. Stiamo lavorando per mantenere una scuola funzionante. Tutto questo in presenza di una riduzione drammatica degli studenti e in una situazione che in precedenza aveva bloccato il turn over”.
Altro che tagli, ha ribadito il ministro, perché già “mantenere il budget” in queste condizioni “è già una conquista”.
Rispetto alla protesta dei sindacati per il taglio graduale di quasi 10mila cattedre, a partire dal 2026, Bianchi ha replicato sostenendo che “siamo di fronte a un calo di bambini senza precedenti nelle scuole, un milione e 400 mila in meno. Con le vecchie regole questo voleva dire 130 mila insegnanti in meno, stiamo parlando invece di un aggiustamento dell’1% sul corpo insegnante”.
Il titolare del dicastero dell’Istruzione sostiene quindi che questo Governo sta “riportando la scuola al centro dell’attenzione, in passato le questioni della scuola venivano considerate marginali. Stiamo mettendo nella scuola 17,5 miliardi, sono i fondi del Pnrr che stiamo investendo fino all’ultimo centesimo: abbiamo già distribuito 10 miliardi per i bandi nelle scuole che se non coprono tutti i bisogni non si erano mai visti prima, 2 miliardi per la digitalizzazione e 5,7 tra formazione degli allievi e recupero degli allievi dispersi”.
Quindi, Bianchi ha ricordato che il fenomeno degli abbandoni precoci dei banchi di scuola è molto variabile, “con zone al di sotto della media europea e altre tre volte sopra”.
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