Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi riferisce in Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza sulle tematiche legate alla crisi pandemica da Covid-19 e sul seguito dell’indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani.
Il Ministro risponde alle domande precedentemente rivoltegli sul tema dello sport, sul contrasto alla dispersione scolastica con attenzione alla situazione del Mezzogiorno; e sui dati relativi alla scuola d’estate.
Il Ministro, in collaborazione con la Ministra Valentina Vezzali, ha lavorato sulla riprogettazione dell’attività sportiva nelle scuole, che significa più ore di educazione fisica a scuola ma anche più spazi e attrezzature. “Abbiamo cominciato fin da ora a investire in maniera massiccia anticipando un’azione che diventerà sistematica col Pnrr”.
“Con mense e palestre potremo attuare il tempo prolungato. Col Pnrr investiamo su queste strutture che ci permettono di riorganizzare il tempo scuola. Stiamo dando grande attenzione a queste tematiche. Chiamiamole materie Campus, di condivisione della socialità, dal coding allo sport, per il benessere fisico e psicofisico e per il forte rilancio della socialità”.
E precisa: “Abbiamo lavorato in quest’ottica anche sul piano estate”.
Ragiona a partire dai dati Invalsi, il Ministro: “Molte le perdite di apprendimento non distribuite in maniera lineare nel Paese. Dunque, è necessario un intervento non limitato a un paio di settimane, ma che faccia da ponte per l’avvio del nuovo anno scolastico”.
“Abbiamo lanciato il piano estate come programma che avesse due gambe, una gamba che desse fondi a tutte le scuole, circa 20mila euro a scuola, che le scuole nella loro autonomia hanno potuto adoperare per organizzare l’accoglienza a settembre. Poi c’erano altri due fondi mirati, su presentazione di progetto, il fondo Pon e il fondo dedicato alle aree del paese particolarmente fragili. Differenze insostenibili tra alcune aree del Sud e il resto del Paese. Ecco perché il 70% dei fondi del Pon sono andati al Sud. Abbiamo fatto una scelta: non interventi a pioggia, ma interventi mirati laddove vi erano condizioni difficili che la pandemia ha esasperato. La risposta è stata molto buona – riferisce il Ministro -. Il programma ha raggiunto il 100% delle adesioni possibili. Sono, ad esempio, oltre 5880 le scuole che hanno presentato i progetti Pon”.
Quali progetti? Di socialità e di recupero, spiega il Ministro. E commenta i dati Invalsi: “Nella scuola primaria non ci sono state perdite; così come non ci sono state perdite in inglese ma in italiano e in matematica”.
“Perché la primaria? Perché è stata oggetto di più interventi, la compresenza, la condivisione delle esperienze. Anche l’inglese è stato oggetto di grandi interventi”.
Insomma, il punto di vista del Ministro è quello di lavorare sulle varie discipline e sulle criticità con una didattica innovativa anche grazie alle esperienze della scuola d’estate.
Sull’italiano, racconta: “Sono stato al Nautico di Catania dove hanno fatto un bellissimo laboratorio di lettura e di scrittura; come in altre scuole hanno lavorato sulle Stem con una didattica fortemente innovativa”.
“Bisogna fare una riflessione sul dibattito se le competenze fornite dalla scuola siano ancora quelle necessarie e richieste dalla società. L’Invalsi è un’indicazione segnaletica, bisogna essere molto cauti. Ma è certo che dobbiamo ampliare la nostra offerta per quelle attività e professioni che richiedono più tecnica e formazione professionale. Dobbiamo dare dignità a percorsi di formazione professionale. Il secondo elemento importante è più accompagnamento. In tutte le sue fasi. Anche nelle scuole superiori forse è necessario andare verso forme di didattica più articolate che accompagnino gli studenti nel loro percorso”.
Quindi il Ministro cita i finanziamenti sulla tecnologia e sui dispositivi in comodato d’uso. E aggiunge: “Il ruolo dell’animatore digitale è importante, bisogna avere una persona esperta che agisca nelle scuole per mediare sull’uso diffuso delle tecnologie digitali”.
Su questi temi – spiega il Ministro – sono state formate 28 scuole polo e 90mila docenti.
“L’obiettivo non è solo dare macchine ma creare spazi”.
“Il piano 0-6, su cui stiamo lavorando con grande passione civile, è il livello scolastico su cui pesano di più le differenze territoriali”.
“Noi abbiamo oggi nel nostro ordinamento due lauree abilitanti per l’infanzia e per la primaria mentre chi fa una scelta disciplinare deve recuperare successivamente le competenze pedagogico didattiche; e invece dobbiamo creare dei percorsi che abbiano sin dall’inizio queste competenze per chi vuole fare l’insegnante”.
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