“La formazione continua è alla base del nuovo contratto della scuola. Naturalmente lo gestirà l’Aran ma nell’atto di indirizzo noi segnaleremo la necessità di dare valore alle nostre risorse umane mediante la formazione continua”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla Camera, per riferire sull’avvio dell’anno scolastico e sulle riforme necessarie per la scuola, a partire dalla riforma del reclutamento e da quella congiunta della formazione iniziale e continua di tutto il personale scolastico, incluso i dirigenti scolastici.
Ricordiamo infatti che in questi giorni al Ministero dell’Istruzione si lavorerà al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) scaduto il 31 dicembre del 2018, un processo che prende avvio dalla presentazione dell’Atto di indirizzo e dal confronto con le OO.SS. rappresentative della Scuola. In sede ARAN, poi, nei prossimi due mesi, si metteranno a punto i dettagli del contratto fino alla sua formulazione definitiva.
E sempre sul tema della formazione, il Ministro: “I dirigenti hanno bisogno di formazione continua e di collaboratori che siano formati adeguatamente. Bisogna formare il gruppo dirigente del nostro sistema scolastico”.
“Il nuovo reclutamento deve avere la formazione come parte fondante del processo di reclutamento. Bisogna avere più formazione obbligatoria, regolata a livello contrattuale,” conclude.
La riforma degli istituti tecnici è tra le più attese dal Ministro Bianchi, che torna a parlare di bisogno di risorse umane e dell’esigenza che gli investimenti strutturali si coniughino con le riforme, da quella degli Its alla riforma della scuola professionale e tecnica, a quella dell’orientamento.
Quanto alla riforma della didattica, il Ministro introduce l’argomento a partire da una considerazione sulle cosiddette classi pollaio: “Classi sovrannumerarie sono oggi il 2,9% di tutte le classi, nelle grandi periferie urbane. Ed è lì che stiamo agendo. Non facciamo interventi a pioggia. Basta interventi a pioggia”.
E in relazione alle reali modalità didattiche della scuola italiana, il Ministro dichiara: “Come si insegna? L’unità classe non è il solo modo di insegnare. C’è una pedagogia vastissima che ci dice che dobbiamo uscire da questi schemi, non solo per le Stem ma anche per tutte le attività che abbiamo definito Campus. Noi spingeremo perché le innovazioni didattiche diventino patrimonio di tutti”.
“Abbiamo soprattutto le risorse del Pnrr per ripensare gli spazi scuola, quelli della didattica, quelli dell’accoglienza. Basta lunghi corridoi con le classi chiuse”.
“La scuola non è né conflittuale né ferma. La scuola è conscia delle proprie difficoltà ma ha la volontà di superarle”.
“La scuola deve diventare il centro del nostro Paese – conclude il Ministro -Insieme dobbiamo condividere questo straordinario cammino, che è unico e che non possiamo né sottovalutare né disperdere”.
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