Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, intervistato su La Stampa, torna sulla questione del prolungamento dell’anno scolastico: “Il tema non è il recupero di ore ma di contenuti,” afferma, tranquillizzando così i docenti preoccupati che un anno scolastico particolarmente faticoso debba allungarsi ulteriormente.
E continua: “Le prove Invalsi si stanno già svolgendo e servono a darci una fotografia aggiornata del sistema.”
Un gruppo di lavoro è già in opera attorno al tema del recupero degli apprendimenti e della socialità, rassicura il ministro.
Una criticità legata anche alla didattica a distanza che sì, ha permesso alle scuole di non fermarsi, ma ha prodotto anche nuove insicurezze tra i ragazzi che più degli altri hanno trascorso il tempo scuola in DaD.
Eppure in questi giorni si torna chiudere e a ricorrere alla didattica a distanza, con le nuove disposizioni del Dpcm del 2 marzo 2021, il primo del Governo Draghi.
Al ministro viene fatto notare che una simile stretta vada in contraddizione con quei propositi che erano centrali nel rapporto della task force istituita dalla ministra Azzolina il 21 aprile 2020 e guidata da Patrizio Bianchi, documento reso pubblico solo il 13 febbraio 2021. Come riferiamo in un articolo precedente, infatti, uno dei punti principali del rapporto atteneva alla assoluta necessità di tornare a svolgere attività in presenza come condizione per ritrovare le funzioni di socialità e di partecipazione alla comunità, che restano uno dei compiti fondamentali della scuola per lo sviluppo della personalità e del diritto alla cittadinanza di tutti e di ognuno.
A questa considerazione il ministro risponde: “Non ci sono beffe o contraddizioni. Siamo davanti a un oggettivo cambiamento delle condizioni. In estate nessuno immaginava che saremmo stati soggetti a una trasformazione del virus di questa portata. Bisogna tener conto della realtà, prendere atto che le varianti vanno combattute. Non ci sono dissennati da una parte e difensori dei bambini dall’altra. Speriamo di uscirne quanto prima e speriamo che sia l’ultima battaglia”.
Peraltro, spiega, sulla DaD si sta ancora lavorando al ministero con l’apporto di dirigenti scolastici, docenti, maestri di strada, per mettere a punto unnmodello vincente che tenga conto delle esperienze migliori. “Faremo formazione mirata per i nostri docenti sulle nuove forme di didattica – puntualizza – investiremo risorse per affrontare questa fase. Attiveremo la rete del volontariato a supporto della scuola, favoriremo i patti di comunità con il territorio, guardando anche oltre l’emergenza, considerando la dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova.”
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