Francesco Sinopoli si esprime sul G20 prossimo, che si terrà a Catania per mettere insieme il team dei ministri dell’Istruzione dei diversi Paesi a discutere di inclusione e povertà educativa: “Sul sostegno e sulle ragioni dell’inclusività in occasione del G20 non si giochi la partita cedendo alle logiche del risparmio ma si considerino le specificità italiane sul sostegno e le sue esigenze”. Il segretario Sinopoli lo dichiara in occasione dell’incontro col ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e col segretario generale Landini.
Sul tema interviene anche il Ministro che chiarisce: “Al G20 abbiamo scelto di mettere al centro l’inclusione e la povertà educativa anche per il ruolo che l’Italia ha da sempre avuto su questi temi, per l’importanza che rivolge a questi temi ma anche per l’importanza con cui gli altri Paesi guardano all’Italia e al suo esempio”.
“Noi veniamo da una storia di emigrazione, eravamo quelli che dovevano essere inclusi. Oggi scopriamo che nella scuola il concetto di inclusione si allarga”.
Specializzazione sul sostegno
“Pochi posti di accesso per la specializzazione sul sostegno, ne stiamo parlando con la ministra dell’Università Messa. Chiarissimo che la direzione da intraprendere sia quella di aumentare l’accesso alla specializzazione e anche in Parlamento si è compresa la priorità”.
Tempo pieno
Sul tema del tempo pieno nelle scuole, Sinopoli: “Dobbiamo investire sul tempo pieno. La scuola consente di pianificare, come le pensioni, grandi risparmi, se non la si considera come un investimento. Il tema del tempo scuola si può leggere in due modi – avverte il segretario – investire adesso sul tempo scuola; oppure al modo in cui viene inteso da un pezzo dell’establishment di questo Paese e cioè investire in prospettiva sul tempo scuola scommettendo sul declino demografico, che non riesce a essere compensato dall’immigrazione. Quindi nel tempo avremo risolto il problema. Questa è una scelta sbagliata – afferma deciso il sindacalista. Quale impostazione vogliamo sulla scuola italiana? La scuola come centro di risparmio? O la scuola come centro di formazione alla vita democratica del Paese? Se riusciremo a rimetterci sulla giusta strada allora faremo del bene per le bambine e i bambini e per gli adolescenti: stabilizzare il personale, aumentare il tempo scuola sono gli strumenti per contrastare la dispersione. Abbiamo bisogno di solide basi pedagogiche. C’è la necessità di conoscere gli strumenti digitali, ma dobbiamo soprattutto formare sugli strumenti pedagogico-didattici dei docenti, che sulla disciplina sono già ampiamente formati”.
“Le priorità sono già state definite nel Patto per la scuola ma dobbiamo andare in quella direzione”, conclude il segretario.
Cala la popolazione scolastica, calano anche gli organici, insomma? Il ministro spiega che un calo demografico cui seguano organici uguali o leggermente superiori a quelli attuali può avere un senso se cambia il modello di scuola. “Bisogna fare investimenti strutturali” e fa riferimento all’aumento degli asili nidi previsto dal Pnrr.
“Dobbiamo immaginare una scuola diversa, altrimenti il tempo pieno è solo un’espansione della scuola di oggi. Ampliamento del tempo pieno, sì, ma il tempo pieno vada speso in modo diverso” e aggiunge: “Il tempo pieno porta con sé il problema della mensa, dunque dobbiamo lavorare con molte categorie professionali per portare molta partecipazione attorno alla scuola”.
“Partire dalla scuola primaria.”
Rientro in classe a settembre
“A settembre? Scuola in presenza ma che non abbia paura degli strumenti. Va superata l’idea della lezione trasmissiva, messa in crisi dalla DaD. A settembre scuola in presenza ma con un uso della DaD in cui la scuola di Palermo e quella di Mirandola facciano scuola insieme, per scambiare momenti di condivisione.”
“A fine anno Stati generali della scuola per avviare l’anno nazionale della scuola, per affrontare non la semplice stabilizzazione del singolo docente ma dell’apparato della scuola, lancia la sfida il Ministro”.
Il segretario Sinopoli si dice d’accordo sull’idea di costruire un grande momento programmatico sulla scuola italiana, ma che debba fondarsi sulla partecipazione di chi la scuola la fa.
“Ma ci troveremo davanti delle scelte – avverte il segretario – e dovremo affermare un’idea di scuola” sentendo i diretti interessati, che oggi sono molto disillusi. “Abbiamo bisogno di costruire la strada per ottenere la fiducia della categoria, perché se le classi continuano a essere quelle di 28 alunni la loro fiducia non la ottieni”.