Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi incontra Repubblica per parlare di maturità 2021 e non solo.
Sulla critica di una maturità che rinuncia alla prova scritta, il Ministro difende la propria posizione: “Innanzitutto la prova consiste in un elaborato scritto, ma soprattutto è una tesi da discutere, devi essere in grado di dibatterla, di affrontare la discussione. I ragazzi sono entusiasti di questa idea. I ragazzi non vogliono essere trattati come maturandi di serie B. Quella di quest’anno è una prova d’esame affrontata con grande maturità”.
“Essere in grado di articolare una tesi è una grande prova di maturità”.
E ancora: “Abbiamo chiesto un’ora di tempo per ogni alunno, perché si valuti l’esame con tutta la dignità dell’esame”.
Sulla mascherina all’esame di maturità, che l’anno scorso era possibile abbassare durante il colloquio, il Ministro chiarisce: “Il tema delle mascherine non è un tema che poniamo noi, ma che subiamo dalle autorità sanitarie. Ad ogni modo confido nella saggezza di tutti”.
Quindi l’argomento devia sul curriculum dello studente. Il Ministro replica: “Io ho mantenuto il curriculum dello studente perché ho sempre avuto, nella vita, l’orgoglio di presentare ciò che stavo facendo come misura dei miei risultati personali. Il curriculum non è somma matematica di iniziative, ma è il segno di un percorso che ha il senso di fare capire quanto il ragazzo si sia arricchito grazie alle esperienze di vita. Nessuno farà prevalere durante la valutazione del ragazzo il numero di certificazioni informatiche o linguistiche sul volontariato nella propria parrocchia. Serve un curriculum che dica in cosa mi sono impegnato”.
E sulla DaD: “Nell’insieme il sistema ha tenuto, seppure certi problemi siano stati esasperati, vedi la dispersione scolastica. La dispersione c’era anche prima, ma la pandemia l’ha esasperata. Ma la dispersione non è un problema di pandemia”.
“La maturità ha ancora un senso, se è un esame che valuta tutto il percorso del ragazzo. Un ragazzo deve essere valutato per quello che ha fatto proprio, per quello che ha ottenuto. Poi il commissario esterno dà solidità a questa valutazione. Ma l’insegnante valuti il lungo percorso, per capire se il ragazzo sa usare gli strumenti, anche quelli della polemica”.
“Avremo a Catania il G20 dell’Istruzione per discutere come si sia affrontata la pandemia, con quali strumenti e come si debba fare fronte alla povertà educativa. Il tema oggi è questo, da legare allo sviluppo sostenibile, ma non c’è sviluppo sostenibile se non si è disposti al cambiamento”.
“Il lavoro della fabbrica non c’è più. Dobbiamo andare nella direzione di sapere adeguarsi alle novità. Il lavoro si creerà se si andrà nella direzione di fornire grande capacità di utilizzare gli strumenti; capacità di mettere insieme saperi diversi; capacità di mettere insieme persone”.
“Dovremo essere in grado di adeguarci ai cambiamenti che adesso facciamo anche fatica a cogliere. Serve più manualità nei licei e più metodo nei tecnici”.
E ricorda: “La matematica non è sapere far di conto. La matematica serve per comprendere l’astrazione e la sperimentazione. Bisogna astrarre e sperimentare, le due grandi competenze della scienza”.
Il giornalista incalza il Ministro sulla necessità di portare più storia negli istituti tecnici e professionali. “La riconquista del tempo e dello spazio è una questione fondamentale”.
“I licei e i tecnici sono due piattaforme educative. Hanno senso se concepiti così”.
E’ la domanda di uno studente. Il Ministro conferma che “la scuola è vecchia, ma è vecchia a macchie, perché alcune scuole hanno fatto esperienze eccezionali, esperienze che poi riverberano nel Piano estate”.
Un docente che insegna da quando ha 18 anni e vorrebbe andare finalmente in pensione, chiede, retoricamente: che senso ha avere 50 anni di differenza con i propri alunni?
Il Ministro risponde: “Se un docente porta in classe la propria esperienza umana, arricchirà comunque i propri alunni, non conta la distanza anagrafica”.
Il Ministro: “Vorrei che gli insegnanti delle superiori fossero più maestri, nel senso che dovrebbero discutere di più tra loro. Purtroppo, dalle elementari, man mano che vai su verso gli altri gradi di scuola, il docente si chiude nella sua materia. Io vorrei una scuola molto più di squadra che insegni ai ragazzi la complementarietà. Lavorando insieme, poco alla volta ci cambiamo l’uno con l’altro. Questa sarà la competenze del futuro”.
“La scuola a settembre sarà in presenza ma sarà una scuola che sa usare la DaD e che non ne ha paura. I ragazzi devono sapere che quello strumento è importante ma senza esserne schiavi. A me piacerebbe che la DaD si usasse per mettere in connessione una scuola italiana con una della Polonia, una scuola della Sicilia con una del Veneto”.
“Stiamo lavorando per una scuola in presenza irrobustita dalla coscienza degli strumenti che la nostra epoca deve sapere usare”.
“I gruppi classe devono essere considerati in modo nuovo. Non è solo un problema di numerosità di classe ma anche di dimensionamento degli istituti. In molte parti del Paese facciamo fatica a fare le prime. Dobbiamo mettere le scuole nelle mani delle proprie comunità. Dobbiamo riportare le scuole in tutte le aree del Paese.”
“Questo dibattito della scuola dove tutti in classe per la stessa età è un’idea novecentesca. Non è un problema di classi pollaio ma del modello classe che va superato”.
“Noi abbiamo dovuto fare questo concorso straordinario perché i concorsi aperti vanno chiusi. Rispetto al tema del precariato, stante alla nostra Costituzione, il problema del precariato si risolve con concorsi regolari e continui. Rispetto al DL Sostegni Bis ci sono gli emendamenti in campo”.
“Concorsi che permettano ad ognuno di esprimere le proprie competenze e anche le proprie esperienze pregresse. Lo faremo a regime da qui alla fine della legislatura”.
“Stiamo lavorando giorno e notte per anticipare l’entrata in ruolo. Abbiamo accumulato queste criticità in anni, le risolveremo nel tempo giusto”.
“Entro il 2023 una situazione di supplentite fisiologica non più patologica, quindi?” chiude Zunino.
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