“La storia non deve essere il sillabario degli avvenimenti, è il riscontro critico di dove siamo in questo Paese. C’è un problema di verifica delle didattiche, tra cui la didattica della storia, la didattica della matematica, la didattica del vivere comune”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi al convegno sulla valutazione indetto da Flc Cgil, un confronto cui hanno partecipato esperti di didattica, pedagogia, docimologia, oltre che il segretario generale Francesco Sinopoli.
“Serve una riflessione sulla didattica e sulle didattiche, sulla valutazione e sulle valutazioni. Dobbiamo capire come facciamo a estendere le buone pratiche educative – il riferimento è ai successi riscontrati sulla scuola primaria da quanto emerge dai dati Invalsi – nella parte più delicata del nostro sistema scolastico, la scuola media, profondamente fordista, frammentata, gerarchizzata: è chiaro che dobbiamo mettere attenzione a questo sistema formativo nazionale“.
“Il termine nazionale non suoni strano in epoca d’Europa – continua il Ministro – vuol dire dare l’idea ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze di essere parte di un Paese che a sua volta è parte dell’Europa, e di cui essere cittadini partecipativi, responsabili, critici ma anche orgogliosi”.
“È il momento di fare un grande dibattito nazionale sulla scuola, sulla didattica, sulla valutazione legata alla didattica e sulle modalità didattiche, avendo ben chiaro cosa è accaduto alla primaria, le difficoltà della scuola media e la situazione della scuola secondaria. Dobbiamo fare un dibattito aperto con voci anche molti diverse tra loro”.
Il Ministro non ha dubbi sulla strada da intraprendere: “La nostra scuola è legata alla Costituzione, soprattutto all’articolo 2, cioè i diritti di tutte le persone sono tutelati dalla Repubblica, la quale però richiede il dovere inderogabile della solidarietà“.
“I diritti si coniugano nella nostra Costituzione con la solidarietà. Io non sono smanioso delle classifiche, ma il problema non sono le classifiche – afferma rispondendo alle preoccupazioni del segretario Sinopoli sulla school choice – , il problema è riuscire a garantire a tutti nel nostro Paese eguali opportunità”.
“Quindi sì, ben venga la riflessione sulla scuola, a partire dalla valutazione – conclude -. Valutazione non significa solo dare un valore, ma anche attribuire valori. La valutazione si fa sulla base di quali sono i valori di riferimento che noi consideriamo rilevanti. Non sto qui a discutere tra valutazioni censionarie o campionarie – chiarisce per rispondere alle sollecitazioni di Francesco Sinopoli che suggerisce di trasformare i test Invalsi in prove a campione – L’idea di scuola da cui partire è quella della scuola della Costituzione. Stiamo lavorando con dedizione per fare in modo che tutto l’apparato educativo italiano riabbracci questa idea: i diritti della persona si coniughino con la solidarietà, per un Paese pienamente democratico”.
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