Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, nel corso di una intervista esclusiva al Sole 24 Ore, dichiara che occorre immaginare la scuola del futuro, perché “progettare la scuola che verrà significa infatti occuparsi del futuro di un Paese, del suo sviluppo, del benessere delle cittadine e dei cittadini. L’emergenza che stiamo vivendo ha impresso forti accelerazioni nella scuola. Ha generato profondi cambiamenti. La scuola, per reagire a una condizione del tutto inattesa, quella della gestione della pandemia, ha messo in moto energie nuove, si è messa in cammino verso il futuro, avviando dal basso quelle riforme di cui si parla da venti anni. Per questo dobbiamo sostenerla e aiutarla a portare avanti quanto è nato spontaneamente in questi mesi, dobbiamo ascoltarne la voce e creare le condizioni, insieme a chi la vive e la anima ogni giorno, per farne una scuola nuova”.
“Vogliamo che sia un anno costituente, attraverso il quale condurre la scuola italiana a una nuova normalità. Non possiamo e non vogliamo tornare a ciò che c’era prima, perché la normalità di prima lasciava indietro, in molte aree del Paese, un ragazzo su tre. Non possiamo permettercelo.
“La scuola del futuro deve tornare a mettere al centro le persone. Più nello specifico, le persone in crescita, i nostri bambini e ragazzi. Attraverso questa attenzione, la scuola può svolgere un altro dei suoi compiti principali: costruire comunità. È a scuola che studentesse e studenti imparano a guardare dentro di sé, a riconoscere chi hanno accanto non come un rivale o un nemico ma come un compagno, a scoprire l’importanza della parola “insieme”.
“Quella che vogliamo -specifica ancora Bianchi al Sole 24 Ore- è una scuola innovativa, che permetta a bambini e ragazzi di dominare gli strumenti tecnologici che fanno parte della loro quotidianità. Attraverso l’esperienza difficile della didattica a distanza abbiamo compreso l’importanza della Rete e della tecnologia. Non possono essere sostituti della presenza, ma l’innovazione digitale può essere sfruttata dalle nostre scuole per accorciare le distanze, per creare legami, per scambiare idee e buone pratiche. Alla comunità educante spetta il compito di fornire mezzi e competenze per essere cittadini digitali responsabili. È un compito che stiamo già svolgendo: grazie a risorse europee del programma React-EU, abbiamo stanziato 446 milioni di euro per la realizzazione di reti locali (cablate e wireless) nelle scuole e 455 milioni di euro per la digitalizzazione delle aule scolastiche e delle segreterie. Senza contare la parte di risorse del decreto sostegni bis che gli istituti scolastici possono usare per potenziare gli strumenti digitali.
“Vogliamo- continua Bianchi- una scuola inclusiva e affettuosa, che accompagni ogni studentessa e ogni studente lungo tutto il percorso di crescita. Fin dalla più tenera età. Dobbiamo considerare il segmento 0-6 una parte fondamentale del percorso educativo: con 4,6 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza puntiamo a potenziare asili nido e scuole dell’infanzia soprattutto al Sud, colmando le diseguaglianze presenti. Vogliamo costruire una scuola nazionale, che sia in grado di dare uguali opportunità a tutti.
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