“In un anno faremo 100.000 assunzioni, quindi stiamo già lavorando per rimettere in moto la macchina della scuola, dopo i tagli subiti partire dal 2009″. Lo ha detto il 10 dicembre, nel giorno dello sciopero della Scuola, a Udine il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo a un seminario online organizzato dal Dipartimento di Studi economici dell’Università di Udine. Il riferimento del responsabile del Mi è al dimensionamento imposto dalla riforma Gelmini del 2008, che a seguito della Legge 133/08 ha fatto perdere almeno 100mila cattedre e 2mila scuole autonome, da superare con assunzioni accelerate (tramite concorsi più snelli) sui tanti posti oggi vacanti.
Bianchi ha ricordato che “dal 13 febbraio 2020, cioè da quando il Governo è entrato in carica”, il Governo Draghi “ha riattivato il meccanismo dei concorsi, evitando qualsiasi sanatoria, e facendoli per 60.000 persone in ruolo, in modo da immettere nuove forze. Inoltre abbiamo fatto un bando per 40.000 persone che assumeremo entro la prossima primavera”.
Il ministro dell’Istruzione si è anche soffermato sul Pnrr: “abbiamo ottenuto la possibilità di fare grossi interventi strutturali, che riguardano 17,5 miliardi di euro, mai visti prima per la scuola, di cui 12,1 mld per interventi infrastrutturali e 5,4 per la condivisione delle competenze, ossia un intervento ragionato anche in termini di rapporto con lo sviluppo e fortemente legato all’evoluzione dell’economia dell’educazione negli ultimi anni”.
Il numero uno del dicastero dell’Istruzione ha quindi “segnalato anche il già annunciato programma di investimenti del governo da 5,2 miliardi, di cui 2,4 per la costruzione di asili nido, anche con l’obiettivo di superare “le divergenze territoriali” esistenti tra le diverse aree del Paese in termini di disponibilità di queste strutture, che diventano “diseguaglianze sostanziali”.
Bianchi ha anche fatto riferimento al rapporto con il resto dell’Unione: l’Italia è impegnata “a costruire delle reti europee transnazionali sufficientemente solide per poi espandersi nelle aree ancora non dentro l’Europa”.
“Un network fondamentale – ha evidenziato Bianchi – per lo scambio di buone pratiche e la condivisione sempre più ampia di pratiche comuni. E in questo quadro diventa cruciale la formazione degli insegnanti, il perno fondante di tutte le operazioni”.
Il ministro si è poi soffermato sull’emergenza denatalità per il Paese: “L’anno scorso in Italia ci sono stati 400.000 nati e questo vuol dire che se non sviluppiamo condizioni di servizio che permettano di riattivare il ciclo demografico, nei prossimi dieci anni incontreremo dei problemi di sostenibilità sociale davvero rilevanti”.
Alla luce di tutto questo, ha sottolineato, “creare le condizioni per una formazione personale che sia robusta e dia solide basi culturali per affrontare il cambiamento e l’incertezza e generare condizioni di equilibrio in tutto il Paese diventano gli elementi fondanti di una politica dell’educazione”. Infine il ministro ha sottolineato la necessità di riformare l’istruzione tecnica e professionale.
Bianchi ha concluso il suo intervento sostenendo che ora la sfida è “superare una situazione ‘paradossale’ che stiamo vivendo, il mismatch tra un alto numero di giovani che non lavorano da un lato e dall’altro le imprese che non trovano giovani da impiegare”.
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