A distanza di quasi un anno, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi torna a chiedere una scuola più “affettuosa” e meno fredde. E nel farlo, indica le mosse da attuare nei prossimi dodici mesi, quelli che porteranno alla nuova legislatura: ridurre “la dispersione scolastica“, migliorare “nella formazione degli insegnanti” e dare spazio alle riforme, a partire da quelle “sulla scuola tecnica e professionale e dell’orientamento“.
Ma come si tradurranno sul piano pratico le intenzioni espresse il 4 marzo dal ministro dell’Istruzione, al Mast di Bologna durante l’incontro ‘Italia Domani – Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’? Per ridurre gli abbandoni precoci dai banchi, ad esempio, le scuole dovranno migliorare l’orientamento. E anche l’attenzione per gli alunni nei territori più disagiati, dove i ragazzi hanno meno possibilità di successo formativo.
Sulla revisione degli istituti tecnici e professionali, con un occhio anche al Pcto di cui tanto si è parlato dopo gli incidenti mortali dell’ultimo mese con due studenti – Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli – che hanno perso la vita durante lo stage della formazione professionale che seguivano, bisognerà però attendere l’arrivo dei fondi del Pnrr.
Sulla formazione degli insegnanti, invece, la “partita” si giocherà all’interno della trattativa del nuovo contratto collettivo nazionale: un rinnovo, da circa un mese presentato ai sindacati nelle linee generali dallo stesso ministro dell’Istruzione, che nelle intenzioni dell’amministrazione dovrebbe prevedere un pacchetto minimo di ore di formazione obbligatoria. Una attività che per i sindacati, ad iniziare dalla Flc-Cgil e dal suo leader Francesco Sinopoli, però dovrà essere necessariamente pagata).
La proposta di Bianchi sembra essere caldeggiata anche livello politico: l’ex senatrice Valeria Fedeli, ad esempio, durante una diretta della Tecnica della Scuola ha detto di essere d’accordo, ma anche che “questa professione debba essere fortemente retribuita”: alla “qualità di formazione di ingresso deve corrispondere una qualità più alta di retribuzione perché questo fa parte dell’investimento. La scuola vive sul valore professionale dei docenti e di tutto il personale scolastico”.
Il dibattito, comunque, rimane aperto. Sempre nei giorni passati, anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione si è espresso sulla formazione dei docenti.
Per il Cspi il modello che va adottato deve superare la didattica trasmissiva per quella attiva, orientativa, per competenze.
Sempre il 4 marzo, Bianchi ha parlato dell’importanza della sicurezza nelle scuole, un tema che con la pandemia è diventato ancora più centrale. “Non è soltanto un fatto fisico – ha spiegato il ministro – ma riguarda la cultura della sicurezza, che significa attenzione alla comunità. Lo faremo partendo dai patti educativi di comunità che stiamo facendo in tutto il Paese”.
Infine, è tornato a dire che “la scuola del futuro dovrà essere ‘affettuosa’, perché dobbiamo ricostruirla partendo dal segno più grave lasciato dalla pandemia, cioè l’isolamento”.
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