Dispiace che il prof.Galli della Loggia abbia diffuso, ancora una volta, senza verifica, delle opinioni non vere, cioè delle fake news.
Parlo qui, come ultimo episodio, del suo intervento di ieri domenica 28 luglio sul Corriere della Sera.
L’illustre editorialista e storico mette assieme i noti fatti di Bibbiano con gli alunni BES, cioè con “bisogni educativi speciali”: “da quando sono stati introdotti i Bes e gli insegnanti di sostegno, i casi di dislessia, di disgrafia, di discalculia, e di ogni altro «disagio» chissà perché non fanno che aumentare a dismisura”.
Tra l’altro confonde Dsa con Bes. Pazienza. Se queste sue private considerazioni arrivano alle famiglie e ai ragazzi, è facile immaginare quanto la situazione reale delle scuole diventerà ancora più complicata.
Galli della Loggia non conosce la vita delle scuole, non sa con quanta fatica, per dare una mano concreta ai ragazzi, si aprono dialoghi quotidiani con le stesse famiglie per la stesura dei percorsi personalizzati, comprensivi di strumenti compensativi e dispensativi.
Perché il compito della scuola non è solo selettivo, ma inclusivo, cioè pronto a dare a ciascuno delle opportunità di crescita formativa a tutto tondo, con un insegnamento che, attraverso le conoscenze, proponga metodi, abilità, capacità di orientamento.
È questo avviene in un contesto del tutto nuovo, perché il mondo è cambiato, compreso il mondo mentale dei nostri ragazzi rispetto alle generazioni precedenti.
Capisco che oggi sia di moda, viste le tante prese di posizione di persone lontane dalla scuola, quasi oltraggiare il lavoro che si fa ogni giorno. Ma ritrovarsi a vedere che, alla fin fine, “si stava meglio quando si stava peggio”, non se ne può più.
I problemi aperti li conosciamo bene, e ci lottiamo ogni giorno. Con i limiti che si dovrebbero conoscere, anche i limiti del governo della scuola.
Parlo da preside di un Liceo di oltre 2300 studenti che è reggente anche di un istituto tecnico di oltre 1000 studenti. Quindi situazioni ne vediamo tutti i giorni.
Ma limitarsi alle medie, quelle date dall’Invalsi, sapendo della inclusività della scuola di oggi, in una società aperta, sapendo poi del successo di tanti nostri ragazzi in Italia e all’estero a confronto con i coetanei degli altri Paesi più avanzati, ci dice che non se ne può più.
Parlino della scuola, per chiudere, solo coloro che la praticano, e quindi che la conoscono.
Se altri vogliono parlarne, prima vengano a scuola, e vedranno un mondo tutto nuovo.
Le porte sono sempre aperte.
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