Categorie: Estero

Biblioteca pubblica tutta digitale, in Texas

Una biblioteca senza libri, pubblica La Stampa, sorgerà in un distretto piuttosto periferico di San Antonio, in Texas, e sarà dotata di 100 e-reader in prestito, e decine di schermi su cui il pubblico sarà in grado di navigare, studiare, imparare competenze digitali. Ma è probabile che la maggior parte gli utenti accederanno inizialmente ai 10 mila titoli digitali disponibili dalle loro case.
“Per noi questa è stata solo una soluzione ovvia a un problema crescente”, ha spiegato la coordinatrice del progetto, Laura Cole, laddove il problema è la crescita “esplosiva” della popolazione intorno a San Antonio, nei sobborghi e nelle città satellite. “Abbiamo dovuto cercare un modo per fornire servizi a queste aree prive di identità giuridica”, ha detto la Cole, in un luogo dove “Non hanno mai avuto una biblioteca con libri e nemmeno un negozio di libri.”
Risultato: una public library che servirà 1,7 milioni di persone, un costo complessivo di 1,5 milioni di dollari, un progetto educativo destinato alle scuole locali con corsi aperti anche nelle ore serali.
L’apripista per questa innovazione è nato a pochi chilometri di distanza, nella University of Texas di San Antonio (Utsa), che tre anni fa ha aperto la prima biblioteca accademica “senza libri” nella scuola di ingegneria.
Le biblioteche digitali, tuttavia, non sono una scelta necessariamente più economica. Paradossalmente, questo genere di gestione può rivelarsi anche più costosa, considerato che gli utenti si aspettano aggiornamenti più regolari e funzioni interattive efficienti. E in ogni caso, non si tratta di un modello applicabile sempre e comunque. 
Alcune biblioteche non passeranno mai al modello senza libri, perché le loro collezioni contengono volumi che sono importanti manufatti storici. Sebbene molti di questi testi rari siano digitalizzati nell’ambito di programmi come quello gestito da Google (in cui è coinvolta anche l’Italia ), restano risorse essenziali, anche in qualità di oggetti, per i ricercatori.
Christopher Platt, per esempio, direttore delle collezioni presso la New York Public Library (NYPL), è convinto che l’accesso a una versione digitale di un libro non è a volte sufficiente: “Ci sono persone – spiega Platt – che viaggiano da tutto il mondo per raggiungere la nostra biblioteca, non solo per accedere a un contenuto, ma per toccare e sentire”. E tuttavia, anche in questo santuario della conservazione, il digitale è arrivato. Eccome.
Lo scorso anno l’istituzione newyorchese ha effettuato 880.000 prestiti di e-book, quintuplicando i dati del 2008.
Insomma, non sembra di potere individuare, attualmente, un futuro senza tomi in carta e senza quei templi di silenzio e concentrazione che li custodiscono, magari sostituiti da locali più simili agli attuali internet point, ma la nozione contraddittoria di biblioteche “bookless” è qualcosa a cui dobbiamo abituarci.

Pasquale Almirante

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