Sui bilanci delle scuole interviene oggi il ministro Gelmini che affronta il problema nel corso di una intervista pubblicata su un importante quotidiano.
Il problema esiste, ammette il Ministro che subito aggiunge: “Una task-force del Ministero si sta occupando del problema. Sicuramente per il prossimo anno dovremo stanziare risorse per le spese ordinarie, una cifra da quantificare, saremo nell’ordine di 10 milioni di euro”.
A meno che non si tratti di una svista (10milioni invece di 100) è chiaro che lo “sforzo” del Ministero risulta del tutto inadeguato rispetto alle necessità e alle dimensioni del problema: le scuole italiane sono 10mila e dunque 10milioni corrispondono esattamente a mille euro per ciascuna istituzione scolastica, l’equivalente di 30 cartucce per stampante o, se si preferisce, di 10 cartucce, 100 risme di carta, un toner per fotocopiatrice e 100 scatole di gessetti: insomma, una “provvista” che può servire appena per 10 classi di scuola primaria.
Se poi il Ministero dovesse decidere che i 10milioni vadano solo alle scuole del primo ciclo, il contributo per ciascuna istituzione scolastica salirebbe a 2mila euro.
Ma il Ministro non si limita ad annunciare l’eventuale arrivo di una piccola boccata di ossigeno: “Viene però da chiedersi come mai, a fronte di risorse limitate per tutti, alcune scuole chiedono il contributo volontario alle famiglie e altre no. Qui entra in gioco la capacità gestionale dei dirigenti”.
Il fatto è che le capacità gestionali dei dirigenti hanno certamente un loro peso, ma ancora di più contano gli aiuti che talora le scuole ricevono dagli Enti Locali e che non sono affatto uniformi sul territorio nazionale; per esempio ci sono realtà dove i Comuni acquistano i prodotti per la pulizia e anche forniscono la cancelleria agli uffici di direzione e di presidenza e altre situazioni in cui pagano a mala pena le bollette telefoniche (purchè non contengano le spese per i telegrammi necessari a convocare i supplenti !)
E poi l’affondo: “Con troppa leggerezza si chiedono contributi alle famiglie. Sono assolutamente contraria, va evitata questa prassi un po’ lamentosa e in pochi casi giustificata. La scuola pubblica non deve costare”. Parole sante che però, nel concreto, serviranno solamente ad aumentare il contenzioso fra famiglie e dirigenti scolastici, con il risultato che – laddove dovesse venire a mancare anche il contributo delle famiglie – la qualità del servizio scolastico verrebbe ulteriormente compromessa. Con viva soddisfazione dei gestori delle scuole non statali.