Hanno avuto scarsi risultati le rassicurazioni e i chiarimenti forniti dal Ministero dell’Istruzione in materia di Programma annuale: in molte città continua infatti la protesta dei consigli di istituto per la grave situazione finanziaria in cui versano le scuole, costrette con sempre maggiore frequenza a fare ricorso a contributi più o meno volontari delle famiglie.
In alcune province dirigenti scolastici e presidenti dei consigli di istituto si stanno rivolgendo anche ai prefetti con la richiesta di segnalare al Governo il rischio che fra qualche mese le scuole non siano più in grado di garantire i servizi essenziali.
In molte città i comitati dei genitori stanno promuovendo una singolare protesta con rotoli di carta igienica spediti alla sede del Miur, appesi ai balconi o portati a pacchi nei cortei e nelle manifestazioni.
Che la situazione finanziaria delle scuole sia ormai giunta ad un punto di non ritorno è insomma fuori dubbio, ma il Ministero dell’Economia non sembra intenzionato ad aprire i cordoni della borsa.
La motivazione addotta dai tecnici di via XX Settembre è apparentemente sensata: è vero che le scuole vantano molti crediti dallo Stato, ma le stesse scuole hanno avanzi di amministrazione non del tutto disprezzabili e quindi prima di pretendere altri soldi dallo Stato dovrebbero utilizzare le “giacenze” disponibili.
In realtà il ragionamento è solo apparentemente corretto, in quanto quasi sempre gli avanzi di amministrazione derivano da fondi di provenienza non statale (famiglie, Enti locali, e così via) che, ovviamente, non possono essere spesi per le supplenze o per altre spese di natura obbligatoria.
Ci sono poi alcuni periodi dell’anno in cui le scuole dispongono di una certa liquidità così da far ritenere che non ci siano sofferenze di cassa; ma anche questa è solo una illusione: per esempio in questo momento nei conti delle scuole sono disponibili i fondi per il pagamento dei compensi accessori che però, in genere, viene effettuato solo a fine anno scolastico. Insomma: i soldi sono in cassa ma devono essere accantonati per poterli avere a disposizione al momento dei pagamenti.
Per evitare queste “illusioni” il Ministero, con la nota del 22 febbraio, ha chiarito che la scuola ha l’obbligo di impegnare le somme necessarie ai pagamenti del personale con la massima celerità possibile; e quindi, appena sottoscritto il contratto d’istituto, è necessario impegnare i fondi; così come si stabilisce che giornalmente, per ogni supplenza conferita, è necessario riportare l’impegno di spesa sul programma di gestione contabile.
Abbiamo già avuto modo di osservare che questa disposizione, tecnicamente legittima, risulta però molto onerosa per le scuole soprattutto per i circoli didattici che sottoscrivono contratti di supplenza anche solo per uno o due giorni.
E che le nostre perplessità siano del tutto ragionevoli lo dimostra anche una recentissima circolare dell’Ufficio scolastico regionale nella quale si afferma esplicitamente: “Al fine di snellire le procedure, specialmente per i gradi di istruzione dove è prevista la nomina di personale supplente anche su assenze di un giorno, l’impegno di spesa potrà essere
effettuato anche con cadenza mensile prima dell’invio dei “flussi finanziari” tramite il portale SIDI”.
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